mercoledì 26 novembre 2008

Please don't leave me/Please leave Britney alone

... Bas Jan Ader ("I'm too sad to tell you" - 1971) VS Chris Crocker ("Leave Britney alone" - 2007) ...










buona visione
Andrea

lunedì 17 novembre 2008

Scusate il ritardo...finalmente pubblico gli appunti su Zizek.
Sull'"Internazionale" del 7/13 novembre c'è un'articolo di Zizek sulla sanguinosa quanto ambigua guerra civile di cui è vittima il popolo congolese, che inizia con questo breve spunto:

"C'è una vecchia storiella su un gruppo di antropologi che si inoltra nel cuore della Nuova Zelanda in cerca di una misteriosa tribù. Hanno sentito dire che qui si esegue una danza della morte con tanto di maschere e di legno. Finalmente, una sera, arrivano presso la tribù, spiegano cosa stanno cercando e vanno a dormire.Il mattino seguente, gli abitanti del villaggio eseguono la danza che risponde a tutte le aspettative degli antropologi, che tornano soddisfatti alla civiltà e scrivono una dettagliata relazione sulla loro scoperta. Purtroppo, però, qualche anno dopo la stessa tribù viene visitata da un'altra spedizione, che scopre la verità: gli indigeni avevano capito che gli ospiti volevano assistere a una terrificante danza della morte, e il loro spiccato senso dell'ospitalità li aveva indotti, per non deluderli, a lavorare tutta la notte per fabbricare le maschere e provare la danza inventata per accontentare i loro ospiti. Insomma, gli antropologi avevano creduto di assistere a un rituale esotico e bizzarro, ma in realtà quelli che erano stati messi in scena in maniera frettolosa e improvvisata erano solo i loro stessi desideri."


Sintesi della lezione di lunedì 3 novembre 2008

Visione del lungometraggio “The pervert’s guide to cinema” (2006), di Slavoj Zizek, filosofo e studioso di psicanalisi sloveno, docente della European graduate school di Leuk-Stadt e ricercatore all'Istituto di Sociologia dell'Università di Lubiana.
Questo film propone un’analisi dettagliata, ad un secolo dalla loro formulazione, dei concetti cardine della psicoanalisi freudiana. Zizek rivela allo spettatore la presenza di determinati elementi simbolici in alcune scene di varie pellicole (più o meno note, più o meno recenti), sottolineando come, all’interno di esse, questi simboli favoriscano una chiara lettura in chiave psicoanalitica dei loro contenuti.
Punto di partenza di questa ricerca è il tema del desiderio (“The problem is: What we desire…”). Per Zizek infatti nessun desiderio è spontaneo, al contrario esso è indotto dall’esperienza cinematografica. Nella prima sequenza che il regista-narratore sottopone alla nostra attenzione, riconducibile ad un vecchio film, probabilmente degli anni trenta, vediamo protagonista una giovane donna che osserva ammirata alcune scene (uno chef che prepara cibo raffinato, un’elegante coppia di ballerini…) che si stanno svolgendo su un treno, il cui effetto di scorrimento suggerisce l’idea di uno spazio separato, distaccato, di un livello superiore (Zizek parla di“magic level experience”) rispetto al quale la donna, come spettatrice, è messa in condizione di desiderare quel lusso, quelle situazioni a lei evidentemente estranee.
Si parte da questo presupposto, dunque, ciò che ci viene mostrato (dal cinema, dalla televisione, dalla pubblicità...) sarà ciò che desidereremo; le immagini, le azioni a cui assistiamo ci dicono che cosa desiderare.
Il secondo spunto di riflessione ce lo offre la famosa scena di Matrix in cui Morpheus mostra all’incredulo Neo le due pillole…“e la terza pillola?”, la domanda di Zizek è provocatoria e al tempo stesso plausibile: in tale ottica lo psicologo colloca il desiderio a metà strada tra la realtà e il simbolico, il fittizio, cioè l’immaginario, o, nel caso specifico, nel mondo narrato e vissuto attraverso il cinema.
Due film ampiamente trattati , The Birds (1963) e Psycho(1960) di Alfred Hitchcock, ci danno la possibilità di schematizzare sinteticamente la “suddivisione” freudiana della psiche umana in diversi strati: in Psycho ad esempio, Zizek individua una rappresentazione simbolica di questo sistema tripartito nei piani della casa, dove il piano terra indicherebbe l’Ego, il primo piano, luogo in cui “risiede” la madre del protagonista, il Superego e lo scantinato, naturalemente, l’Id, il territorio più oscuro e, appunto, sotterraneo della nostra anima. Tale sistema è osservabile allo stesso modo nella caratterizzazione dei fratelli Marx: Groucho/Superego; Chico/Ego; Harpo/Id. Si sofferma in particolare sul carattere fanciullesco di Harpo, completamente muto, solo apparentemente tonto, è infatti il più scaltro nell’architettare scherzi e imbrogli che mettono in evidenza la sua furbizia quasi gratuitamente perfida, irrefrenabile. Fa così la sua comparsa anche il tema della Libido, una forza interiore, nascosta e costretta nel corpo che la possiede, o meglio, da cui il corpo è posseduto: dove il corpo cede, affiora questa energia latente, scatenandosi talvolta mostruosamente.
La Libido si può manifestare, secondo l’interpretazione di Zizek, nelle più svariate forme: in Alien (1979) di Ridley Scott, sotto forma di alieno appunto, ma anche sotto forma di voce. Esempi di “traumatic possession of the voice” sono indicati nel celeberrimo “Esorcista” (1973), nel film di Fritz Lang “The testament of Mr.Mabuse” (1922) ma anche in uno dei capolavori di Chaplin, in cui la voce del“Grande Dittatore”, che risuona prima minacciosa dagli altoparlanti, in netto contrasto con il mutismo dell’umile barbiere (interpretato dallo stesso Chaplin, e dalle movenze e lo spirito ancora “a la Charlot”), finirà per tradire il temibile despota nel suo ultimo, pacificante discorso pubblico illustrato nella scena finale del film. Qui ricorre anche la musica della celebre scena del mappamondo, una “redemption music”, che rivela, rispecchia proprio il carattere ambiguo del protagonista.
“Sound is interiority”, dice Zizek.
Nella voce, come parte non fisica del corpo, si è in grado di individuare facilmente questa passione, questo conflitto, l'eterna lotta tra lo spirito e il corpo, tra l'Id e il Superego. Questo tipo di possessione è chiarissima in “Dead of Night” (1945) di Cavalcanti, in cui troviamo un ventriloquo che “uccide” il suo pupazzo per poi assumere la voce della sua stessa vittima.
Altri tipi di possessione vengono rintracciati dove alcune parti del corpo restano visibili mentre il resto del corpo scompare, come accade allo Stregatto di “Alice del paese delle meraviglie”; esempi di possessione di un certo desiderio, materializzazione di una certa passione, si possono incontrare in“Munholland Drive” (2002) di Lynch, come in “The red shoes” (1948); di un conflitto fra sé e il proprio doppio (o Alterego), nella mano incontrollabile del “Dr. Strangelove” di Kubrick e chiaramente nella trama di “Fight Club” (1999).
Vengono poi affrontati altri temi, messi in relazione alcuni luoghi, il bagno di “Psycho” con quello di “The Conversation” (1974) di Coppola, Zizek torna nuovamente a citare Lynch (l'appartamento di Dorothy dove hanno luogo i grotteschi, ridicoli abusi sessuali da lei subiti in “Blue Velvet”, del 1986) e Hitchcock (“The Birds” e “Vertigo”, che in italiano conosciamo come “La donna che visse due volte”, del 1958).
Tema largamente trattato nel documentario è naturalmente quello riguardante la sfera sessuale, che più precisamente il regista svolge interrogandosi su quale sia la funzione dell'immaginazione, sulla ragione per cui, insomma, la Libido ha bisogno di essere alimentata della fantasia.
Affrontato inizialmente da un punto di vista maschile, dove spesso la donna non esiste che come proiezione del desiderio maschile, ad esempio nel caso in cui il desiderio sia quello di ricolmare l'abisso della morte della persona amata, esemplificato dal già citato “Vertigo” e da “Solaris” (1972) di Tarkovskij: anche qui abbiamo un protagonista ossessionato dal ricordo della moglie suicida, la materializzazione di un desiderio che si fa allucinazione, di un sogno realizzato che si trasforma in un incubo reale.
A tal proposito l'analisi si concentra in particolare su alcuni di film di David Lynch, che utilizza spesso in modo freudiano il sogno per rimandare a qualcosa di perduto, nascosto o rimosso dalla realtà: questo avviene in “Blue Velvet”, “Lost Highway” (1997) e “Moonholland Drive”.
Per quel che riguarda invece il punto di vista femminile, vengono estratte e spiegate numerose scene da “Persona” (1966) di Bergmann e da “Eyes wide shut” (1999) di Kubrik, da “The piano teacher” (2002) di Haneke e dal “Film Blu” (1993) di Kieslowskij.
Si torna poi all'osservazione della realtà che ci circonda o di quella che noi crediamo di comprendere, ad una riflessione sul cinema stesso: “Dogville” (2003) di Lars VonTrier e “Alien” (1997) dei francesi Caro e Jeunet, “The wizard of Oz” (1938) e “Frankenstein” (1931), poi ancora Lynch, ancora Hitchcock...e così via, la carrellata di film è ancora lunga, gli argomenti toccati molteplici, la visione del documentario, lasciata in sospeso a lezione, sicuramente faticosa ma comunque interessante.

giovedì 13 novembre 2008

Playlist: Neon

Ciao a tutti!
Qui trovate il sito di Playlist, organizzato da Neon a Bologna, di cui vi parlavo ieri.
Aspetto i vostri suggerimenti.
Filipa

martedì 4 novembre 2008

JABBERWOCKY DI LEWIS CARROLL

Qui avete il testo su JABBERWOCKY di Lewis Carroll.
F.

lunedì 3 novembre 2008

Erich Fromm - Intervista