giovedì 29 ottobre 2009
martedì 27 ottobre 2009
Lezione 22/10/2009 - l'archivio come grande contenitore del sapere ma anche...
mercoledì 21 ottobre 2009
Lista di Film
Weekend - JL Godard
The Passenger - M Antonioni
Stranger Than Paradise - Jim Jamush
Morire Gratis - Sandro Franchina
Y Tu Mama Tambien - Alfonso Cuarón
Il Posto delle Fragole - Ingmar Bergman
Straight Story - David Lynch
Easy Rider - Dennis Hopper
La Vallee - Barbet Schroeder
Programma del Corso
Esperienze non-lineari e non convenzionali del tempo.
DURATA – RIPETIZIONE – DIFFERIMENTO – ATTESA
1) Importanza dell’elemento della durata nella performance art: la quantità (di tempo) che diventa scarto qualitativo
Riferimento: Tehching Hsieh e le one-year performances
2) Ritorno, ripetizione, possibilità combinatorie
Riferimenti: Raymond Queneau, Esercizi di Stile
Chris Marker, La Jetée
3) Il differimento, la promessa, l’annuncio
Riferimenti: Secret Piece di Robert Barry e The Halifax Files di Mario Garcia Torres
4) Noia e attesa. L’assenza di senso nel tempo che passa e il suo rovesciamento nel contrario
Riferimenti: Samuel Beckett, En attendant Godot;
Dino Buzzati, Il deserto dei Tartari
John Cage, 4’33” ; Merce Cunningham, Stillness e Tacita Dean, Merce Cunningham performs STILLNESS (in three movements) to John Cage’s composition 4’33’’ with Trevor Carlson, New York City, 28 April 2007
Oltre alle opere indicate come riferimenti saranno proposti per letture di gruppo e ricerche individuali brani dalla seguente bibliografia
Agamben, Giorgio, Il Tempo che resta. Un commento alla Lettera ai romani, Bollati Boringhieri, 2000
Agamben, Giorgio, L’uomo senza contenuto, Quodlibet, 1994
Birnbaum, Daniel, Cronologia, tempo e identità nei film e video degli artisti contemporanei, Postmedia, 2007
Deleuze, Gilles, Cinema. Vol.1: L’Immagine-movimento, Ubulibri, 1993
Deleuze, Gilles, Cinema. Vol.2: L’Immagine-tempo, Ubulibri, 2004
Deleuze, Gilles, Logica del Senso, Feltrinelli, 2005
Nietzsche, Friedrich, Così parlò Zarathustra, Rizzoli, 2008
Trotsky, Lev, Opere scelte. Vol. 8: La Quarta Internazionale: la rivoluzione permanente, Editore Prospettiva, 2006
Parallelamente, per tutta la durata del corso si svolgerà un seminario dedicato al tema di: immagine/tempo/movimento nel cinema. Saranno proiettati un film a settimana sul tema del viaggio (in automobile) e sull’attesa di un evento che non si verifica. La lista completa dei film sarà fornita dai docenti in apertura di corso.
Gli studenti saranno invitati a proporre un’idea progettuale su uno o più dei temi affrontati nel laboratorio. Se possibile, alla fine del corso si darà vita ad un evento di presentazione dei lavori svolti, o in fase di svolgimento. Tale evento sarà aperto al pubblico.
lunedì 19 ottobre 2009
Lezione 15/10/09
Tema della lezione è stato il lavoro di Roman Opalka, artista di origini polacche nato nel 1931 e tuttora vivente. Opalka è noto per il lavoro, iniziato nella meta degli anni sessanta e che sta proseguendo tuttora, che consiste nel dipingere su tele a sfondo nero di dimensione 196x135 cm i numeri interi in successione a partire dal numero 1. Le tele, che Opalka chiama "Details", hanno tutte lo stesso titolo: "1965 / 1 – ∞"
I numeri vengono dipinti con colore bianco su una base nera; al nero di base viene aggiunta una percentuale di bianco dell'1% ad ogni passaggio alla tela successiva: in questo modo i numeri bianchi tendono sempre più a confondersi con il colore di fondo della tela fino a diventare illeggibili; alla fine di ogni tela Opalka realizza un autoscatto di sé stesso con una camicia bianca.
A partire dal 1968 Opalka associa alla performance una registrazione audio in cui recita in polacco i numeri che sta dipingendo.
Al seguente link trovate la traduzione di un testo in R. Opalka spiega alcune peculiarità del suo lavoro:
aperture-rivista.it/public/upload/Opalka4.pdf
Abbiamo poi visto insieme due video sl lavoro di Opalka all’autore.
L’idea base del lavoro di Opalka è la visualizzazione del tempo, con alcuni punti di contatto con le performance di TEHCHING HSIEH: l’immobilismo, il rinunciare a nuove idee, la scelta di non-fare...
Opalka cerca una modalità per creare un’opera che possa rappresentare la durata della sua esistenza, che sia una letterale rappresentazione della sua vita. Dichiarando di essere seguace di Parmenide. Opalka cerca di esprimere la vita con una durata pura attraverso una sequenza di numeri che non vanno intesi come cifre ma come segni: segni non di una semplice successione numerica ma di un tutto in espansione. Per esprimere la vita è richiesta continuità non variazione: la variazione è aneddottica. Dichiarare di ispirarsi allo sfumato di Leonardo da Vinci è un’evidente affermazione della non-finitezza dell’opera.
L’opera è nel suo insieme non finita e solo la morte dell’autore può porre fine all’opera; nel dettaglio però il suo lavoro è maniacalmente finito: Opalka non si mette mai in viaggio se non ha terminato una tela e quando si trova lontano dallo studio prosegue la sequenza di numeri disegnandoli su un foglio e al suo ritorno in studio riprende dal numero a cui è arrivato.
Lezione 12/10/2009
Invito generale all’assemblea che si terrà lunedì 19 ottobre presso i Magazzini Ligabue.
Stesura di uno schema generale (frutto di un brainstorming), dove i termini riconducibili all’idea di Tempo, si pongono in relazione fra loro.
Abbiamo preso in osservazione una performance di Cesare Pietroiusti del 1996, svoltasi al Louisiana Museum di Copenhagen.
Pietroiusti ha chiesto a sette persone (conoscenti,amici)di sesso maschile della sua età,quali oggetti si sarebbero portati appresso se avessero dovuto passare una giornata in un museo.
Raccolte le liste ha recuperato i materiali e ha vissuto nello spazio espositivo per una settimana (quella antecedente all’inaugurazione) esclusivamente con gli oggetti ‘consigliati’ da queste persone.
L’esperienza si è consumata in totale solitudine. Solo una macchina fotografica,posta al limite della sala,ha documentato la disposizione dell’abitazione anomala.
Aperta la mostra, al pubblico non rimaneva che seguire il tragitto segnato dai resti di questa singolare avventura.
Durante la performance, l’artista si è trovato a rivivere la vita dei suoi amici:sottoponendosi ad una perdita totale di sé,per abbandonarsi ad un accumulo sistematico di personalità.
sabato 17 ottobre 2009
venerdì 16 ottobre 2009
Lezione 13_10_2009
4'33"
Discussione sul pezzo 4'33" di John Cage.
In particolare si è analizzata una sua esecuzione per orchestra realizzata dalla BBC Symphony Orchestra diretta da Lawrence Foster.
Si è sottolineato come il pezzo voglia essere una pura durata senza contenuto, un tempo svuotato dall'obbligo di contenere un suono. E proprio la sua vocazione all'essere apparentemente vuoto lo rende capace di accogliere tutti quei rumori a cui solitamente non si presta attenzione, il battito del cuore, il fruscio di un velluto sulla sedia, il respiro nostro e dei vicini. Nella creazione di questo suono i ruoli di esecutore e ascoltatore vengono condivisi, e non possono fare altrimenti. Siamo tutti una grande orchestra quando ascoltiamo (o eseguiamo) 4'33". La forza di questo "silenzio" riesce a travalicare anche la compresenza fisica di esecutore/ascoltatore: tutti noi, nella nostra aula, pur non sedendo in platea, mentre ascoltavamo e guardavamo l'esecuzione della BBC Symphony Orchestra stavamo eseguendo una particolare esecuzione di 4'33" , quella del 13 Ottobre 2009, a Venezia, nei Magazzini Ligabue, alle 17 e qualcosa, un'esecuzione unica e irripetibile.
Il pezzo, essendo stato scritto con notazione musicale su uno spartito, include le pause come parte integrante dell'opera, sebbene la sostanza fra movimento e pausa non cambia, sempre di silenzio si tratta. Cambia invece la ricezione negli spettatori, come abbiamo riscontrato nel video: la tensione e l'attenzione cresce durante l'esecuzione e si sfoga nelle pause con colpi di tosse, cambi di posizione, ce, per poi tornare ad aumentare durante il silenzio "di spartito".
domenica 11 ottobre 2009
Teoria delle Stringhe
http://www.youtube.com/watch?v=3vV8b5UIhmc
da Wikipedia
http://it.wikipedia.org/wiki/Teoria_delle_stringhe
http://it.wikipedia.org/wiki/Teoria_delle_superstringhe
Ciao, a domani
Valentina O.
venerdì 9 ottobre 2009
Logica del Senso
Il testo originale è stato pubblicato nel 1969 e consiste in una serie di 34 paradossi in cui il filosofo francese cerca di determinare il valore del senso e del non-senso e la loro pertinenza per il pensiero. È un testo fondamentale per capire la definizione di tempo in Deleuze e soprattuto il suo concetto di 'evento'.
Dopo il pensiero di Agamben sul presente tra passato e futuro e dopo la necessità di Chris Marker in creare dei 'bucchi nel tempo' (come se il tempo fosse un velo), questo testo di Deleuze introduce una terza coordinata in un tentativo di definire il tempo e, soprattuto, il presente.
F.
Lezione del 5/10 e del 6/10
Questa settimana abbiamo analizzato L’Angelo Malinconico, ultimo capitolo del libro L’Uomo senza contenuto (1970) di Giorgio Agamben, filosofo italiano influenzato dal pensiero di Heidegger e di Benjamin .
Tra le sue pubblicazioni ricordiamo Homo sacer (1995), testo in cui viene fatta una distinzione tra la zoe, ossia la vita nuda nella sua essenza animalesca, e la bios, una vita più raffinata, e Stato d’eccezione (2003), libro che tenta di fornire una lettura storica e di analizzare le ragioni e il senso dello stato d’eccezione.
Agamben ci fa notare prima di tutto come Walter Benjamin consideri la citazione una forma portatrice di un senso nuovo, che smette di far parte del passato, provocando un’interruzione di linearità e contribuendo alla definizione di un presente inatteso.
Un desiderio di Benjamin era quello di realizzare un libro composto soltanto di citazioni, una sorta di readymade letterario, progetto che verrà concretizzato anni dopo da Kosuth nel libro giallo Purloined.
La citazione può essere ricondotta alla figura del collezionista, uomo che raccoglie oggetti di diversa provenienza secondo un puro gusto personale, li ricontestualizza e li fa diventare vivi; questa figura è associabile a quella di un rivoluzionario, “per il quale l’apparazione del nuovo è possibile solo attraverso la distruzione del vecchio”.
Così la riproducibilità, che per Benjamin ha un’accezione negativa, non distrugge l’aura e l’unicità dell’oggetto, ma ne aumenta il valore, facendolo diventare inafferrabile.
La citazione e la collezione sono elementi che ritornano continuamente nelle pratiche della modernità; rompono con la tradizione, provocano uno choc e inaugurano un nuovo presente che ci pone in uno stato sospensione.
Agamben affronta questo “nuovo tempo” mettendo in parallelo l’Angelus Novus di Paul Klee, un quadro in cui un angelo ha il viso rivolto al passato ma è trascinato da una tempesta verso il futuro, e un’incisione di Durer in cui una creatura alata guarda con lo sguardo assorto davanti a se.
Se l’Angelus Novus è l’angelo della storia, quello malinconico di Durer è l’angelo dell’arte, una creatura sospesa in una dimensione atemporale, che mette in armonia l’impossibilità dell’uomo di inquadrarsi tra il passato ed il futuro.
Alla luce di questa considerazione sorge spontanea una domanda: l’angelo dell’arte svolge, ma soprattutto vuole assolvere a questa funzione?
Proseguendo nel testo abbiamo notato come il “tempo” di Agamben sia diverso rispetto a quello di Deleuze, pensatore francese per il quale esiste solo il presente come estensione temporale che accompagna i gesti dell’uomo: i corpi esistono nello spazio e lo spazio esiste nel tempo.
Nel testo Millepiani (1980), Deleuze, ci parla del destino come di ciò che accade simultaneamente in diversi presenti, e quindi in diversi piani di esistenze. Questi eventi, non avendo qualità fisiche, sono eventi puri che non sussistono nel tempo ma possono soltanto persistere e ripetersi.
Link alle immagini:
http://www.minerva.unito.it/Theatrum%20Chemicum/Pace&Guerra/Arte/Immagini/Klee/AngelusNovus.jpg
La particolarità di questa produzione cinematografica sta nella scelta di un montaggio che sconvolge radicalmente la sintassi filmica, poiché non ci troviamo di fronte a un vero e proprio filmato in movimento, ma ad una sequenza di fotografie accompagnate da una voce fuori campo.
Il tipo di montaggio scelto da Marker rappresenta una delle possibili strade per scardinare la linearità del tempo, infatti nonostante la sua staticità, genera in noi un meccanismo mentale inconscio che ci porta ad associare fra loro le immagini e a creare un’illusoria continuità visiva.
L’esercito delle dodici scimmie (1995) di Terry Gilliam è ispirato a
giovedì 8 ottobre 2009
J. G. Ballard su La Jetee
martedì 6 ottobre 2009
lezione 01-10-09
TEHCHING HSIEH (Sam) è un artista newyorkese originario di Taiwan, il suo lavoro consiste in sole 6 opere, sei performance che durano vent'anni (1978-1999).
cit. "Non importa ciò che faccio, io passo il tempo."
nel 1978 comincia la prima delle sue 5 performance della durata di un anno (un anno è una misura base per il conteggio del tempo, la terra impiega un anno per girare intorno al sole - rivoluzione):
"Cage Piece" prevedeva che l'artista rimanesse per un anno rinchiuso in una gabbia di legno all'interno del suo studio, munito solo di una coperta, un letto e un lavandino. Per la durata dell'anno egli non avrebbe avuto il permesso di parlare, leggere, guardare la tv o ascoltare la radio, chiuso in una stanza, in una gabbia, nella solitudine del suo pensiero, tutti gli stimoli esterni sarebbero stati ridotti a ZERO.
la seconda opera "Time Clock Piece" copre l'arco di tempo tra il 1980–1981
per un anno l'artista si è imposto di timbrare il cartellino con un orologio meccanico ogni ora. L'obliteratrice da ufficio all'interno dello studio è lo strumento comunemente usato per scandire le ore di lavoro in fabbrica, il fatto che si trovi nel luogo in cui si suppone egli debba "creare" è una scelta che parla della frustrazione del "fare" artistico, porta a riflettere sulla ripetizione del gesto che porta all'alienazione, allo stesso modo anche sulla volontà di certificare continuamente la propria presenza. L'opera è documentata da una macchina da presa 16mm che catturava un'immagine di Hsieh ad ogni obliterazione, il risultato è un film che contiene tutti questi istanti messi in successione, il tempo di anno in 8765 frammenti che si consumano in pochi minuti.
Nel 1981–1982 abbiamo "Outdoor Piece".
Hsieh stabilisce che per la durata di un anno non avrebbe potuto stare in un luogo chiuso da un tetto, l'esatto opposto di "Cage Piece". L'opera è documentata da un video documentario della vita di strada dell'artista, alcune foto, gli inviti dei 4 vernissage che sono avvenuti durante la performance in luoghi all'aperto della città, e le mappe dei percorsi che percorreva ogni giorno, appuntate con report e riflessioni su ciò che accadeva nella giornata. Purtroppo la Performance non potè concludersi,la polizia obbligò l'artista ad entrare in un commissariato senza prestare troppa attenzione alle sue proteste.
In "Rope Piece" (1983-1984) Sam rimane legato per un anno all'artista Linda Montano con una corda di 8 piedi allacciata alla vita. I due non dovevano avere nessun tipo di contatto fisico per la durata della performance.
I due prima dell'inizio dell'opera non si conoscevano, hanno dovuto imparare a condividere tutti i momenti quotidiani anche i più intimi, senza che questo li portasse ad essere per forza più intimi, la vicinanza fisica non è sinonimo di vicinanza emotiva.
In "No Art Piece" (1985–1986) lo statement prevede che l'artista non faccia arte o si occupi di arte per un anno.
Ovviamente il paradosso è che l'opera d'arte si compia nel suo "non-farsi". Mentre nelle altre One-year performance abbiamo un atto quasi agonistico, uno sforzo fisico ai limiti della mortificazione, questo lavoro mette in evidenza meglio delle altre il punto critico del fare artistico: l'artista si limita a vivere e questa e la sua opera.
La scelta di stabilire una durata nel tempo dell'esistenza è un po' come mettere una cornice alla vita, come scattare una foto.
La sesta performance, quella con cui Sam si è congedato dal mondo dell'arte ritenendo il suo percorso concluso,
inizia nel 1986 quando annuncia che il contenuto del lavoro sarebbe stato reso pubblico dopo 13 anni, il 1 gennaio del 2000. Quel giorno lesse finalmente un documento che diceva “Io, Tehching Hsieh, sono sopravvissuto”. La regola era quindi quella di doversi mantenere in vita all'inizio del nuovo millennio.
http://www.one-year-performance.com/
qui di seguito un imitatore del time clock piece
http://www.youtube.com/watch?v=6B26asyGKDo
venerdì 2 ottobre 2009
Reckoning with Empire
seconda lezione: Quanto la nostra concezione del tempo è condizionata dallo spazio?
La domanda da cui siamo partiti è: Quanto la nostra concezione del tempo è condizionata dallo spazio?
Spazio e Tempo orientano e organizzano tutto il nostro pensiero.
Si iniziò a pensare alle varianti Spazio Tempo già nel '400 con l'invenzione della Prospettiva, teoria che tentò d'interpretare ed ordinare la realtà creando un percorso preciso.
Il filosofo di fine '700, Immanuel Kant, ha analizzato queste due categorie trascendentali definendole come elementi attorno ai quali si struttura la possibilità stessa del pensiero.
Spazio e Tempo sussistono anche in assenza di realtà umana la quale ne viene inevitabilmente condizionata: è perciò impensabile vivere al di fuori di questa categoria.
L'antropologo Victor Turner nel suo libro Antropologia della performance, afferma che la prospettiva inaugura tutta l'epoca moderna, rivoluzionando l'interpretazione della realtà.
Il principale aspetto che caratterizzò tale rivoluzione culturale fu quella di rendere il mondo misurabile e razionalizzato, ordinando tutti i campi possibili, dalla produzione all'economia, dalla medicina all'arte.
Molto spesso alla rappresentazione del tempo, nello spazio si fa corrispondere un linea, ma tale immagine è una forzatura è un spazializzazione del tempo. Infatti la durata dell'esperienza del tempo non è coerente con misurazioni di tipo lineare.
Perciò il tema centrale di tale corso è l'esperienza emotiva-soggettiva del tempo che risulta essere non coerente con la sua misurazione oggettiva.
Il concetto di uguale non esiste. Il termine uguale è logico ma appartiene alle relazioni logiche, invece le relazioni dell'esperienza sono approssimative non si accostano perfettamente.
Galileo disse:" Tutto ciò che si puo' misurare rende misurabile tutto ciò che non lo è".
Da questa affermazione sorge il problema dell'impossibilità di misurare il mondo.
Al fine del lavoro artistico a noi non interessa quale sia giusto o sbagliato, ogni teoria deve entrare ed essere manipolata all'interno del progetto artistico, mettendo in discussione ogni certezza relativa.
Misurare significa rappresentare una differenza tra oggetto che misura e soggetto misurato.
Infatti già Hiddenberg, fisico nucleare, affermò che qualunque atto di misurazione di per sè modifica il risultato finale dell'esperimento.
Tale fenomeno è chiamato OBSERVER DEPENDENT :sono tutti quei fenomeni in cui l'osservatore influenza l'osservato.
Questo concetto è molto importante perchè tutti i fenomeni relazionali dell'arte relazionale rientrano in questa categoria.
Risulta perciò difficile distinguere l'opera dal pubblico, quest'ultimo infatti influenza l'opera e non ne è più estraneo.
Turner nel sul libro introduce anche il concetto della performance, dove gli attori sono in posizione consapevole dell'essere osservati, spostando l'attenzione sul processo. L'attenzione verso la performance porta alla processualizzazione del tempo, ovvero verso l'attenzione e non tanto alla numerabilità, quanto agli eventi singolari che avvengono durante il processo nel tempo della performance.
Oltre al processo è importante la contestualizzazione.
Fenomeni di esecuzione: modo in cui noi eseguiamo l'atto linguistico che è specifico. Si distinguono due livelli, il primo è per tutti, mentre l'altro livello è infinito ed è caratterizzato da tanti fenomeni.
Sono appunto quei processi che possono essere analizzati ma non possono essere previsti in anticipo ed hanno a che fare con le modalità soggettive dei soggetti.
L'attenzione di questi fenomeni sposta la nostra spazializzazione del tempo astratta verso un tempo di fenomeni di esecuzione umani reali ma non misurabili.
Turner associa il concetto di performance ad una nuova interpretazione del tempo che diventa da spazializzato e misurabile a processuale, nel quale non contano più le misure ma i fenomeni di esecuzione.
Ad esempio si puo' affermare che l'opera d'arte non è finita nella mostra, ma l'opera inizia nella mostra, oppure l'opera è alla fine della mostra.
Conclusioni:
Dare importanza a fenomeni di esecuzione (incidenti eventi impevedibili) non significa non organizzare la performance nei criteri di partenza, anche perchè solo se io organizzo la performance ho la possibilità di organizzare un processo.
I parametri vengono decisi dall'attore che segue tutto il suo progetto e i parametri di esecuzione accettano l'imprevedibilità che si manifesta e devia le linee del suo progetto iniziale.
Perciò SI' ai fenomeni di esecuzione NO all'entropia.
auronda 1/10/09