giovedì 29 ottobre 2009

martedì 27 ottobre 2009

Lezione 22/10/2009 - l'archivio come grande contenitore del sapere ma anche...




...come grande celebratore del caos, della dispersione, e del tempo che non può essere misurato in modo lineare, consequenziale.
Artisti che lavorano con l'archivio dell'arte e che basano il loro fare su qualcosa di precedente riattualizzando dei gesti artistici, e delle forme artistiche con un distacco cronologico. Lavoro nel campo dell'appropriazione: Sherrie Levine. After Walker Evans, (ha rifotografato la foto di Walker Evans: con questo gesto annulla il tempo, chi non ); Fountain after Duchamp, (rifatto l'oggetto di Duchamp in oro e argento). Non lavora solo nell'archivio ma anche negli oggetti. Levine trasformando l'oggetto in un materiale molto prezioso sta capovolgendo il gesto di Duchamp, che originariamente si basava su un oggetto industriale.
Bruce Nauman, The artist as a Fontaine.
Lavoro sulla memoria e sull'archivio dell'arte e come riattualizzare continuamente delle opere.
Jeff Wall, in Picture for Women, 1979, lo fa vedere in modo esemplare, fa vedere il gioco con lo specchio riproponendo il sistema creato da Manet nel 1882 per creare profondità. Strategie che Velazquez usa nelle Meninas.
Passando dall'artista che in modo più o meno diretto lavora sull'archivio della storia dell'arte per iniziare a lavorare nel massimo esempio di catalogazione del sapere che è il dizionario. L'archivio dove cè la massima catalogazine ma anche una grande dispersione può essere l'enciclopedia o il dizionario. E viene in mente Joseph Kosuth, che lavora spesso sulla creazione di tautologie. Una parola del dizionario che definisce se stessa: l'idea.
Una e tre sedie: l'artista che lavora sul modo di archiviare il sapere e il diverso modo di relazionarsi alla memoria, e all'oggetto. L'opera vuole essere mostrata ogni volta nuova, la foto deve essere distrutta e rifatta ad ogni nuova mostra.
Douglas Huebler (1924 – 1977). ha lavorato spesso sull'idea di variazioni minime di immagini, giocando sul segreto, su ciò che si sa e su ciò che non si sa. Foto di persone che io non so chi sono, che mi fanno pensare a qualcuno che voi non sapete chi è; sull'idea di ricerca senza sapere bene cosa trova e senza far capire bene all'altro che cosa sta guardando. Muovendosi in questa ambiguità di una creazione di spazio sospeso in cui non si riesce mai a capire che tipo di ricerche sta praticando l'artista e dove vuole arrivare.
Diluizione di tempo, di sapere, di referenze tra immagine, abbiamo a posteriori altri artisti che continuano le loro ricerche nello stesso campo, creando delle immagini che sono facilmente riconoscibili.
Pierre Bismuth, galleria Sonia Rosso. Lavora con l'immaginario popolare, colettivo, come determinate creazioni sono appropriate e assimilate. The jungle Book. Lavorando sull'idea dell'archivio ha preso tutte le versioni possibili del jungle book della walt dysney, ha scelto la migliore interpretazione di voce per ognuno dei personaggi, e ha creato un nuovo film, in cui ogni personaggio parlava in una lingua diversa. Analisi della cultura popolare visuale.
Figure di neoconcettuali; Pierre, fa omaggio a Douglas, usando pubblicità di giornali.
Pino Pascali, il mare 1967. Patrizio di Massimo: pelo e contropelo. Ha utilizzato il formato video e documentario per documentare che ruolo ha avuto la figura di Pino Pascali. Di come utilizzare il medio del video per creare un lavoro artistico attraverso il documentario.
L'annullazione delle differenze del tempo, la diluizione. Un campione dell'impossibilità dentro uno spazio artistico. Creazione di un'evocazione.
Simon Starling, Franco Noero, Flagra, mostra sulla macchina; il catalogo era la riproposizione del manuale della macchina con modifiche da parte dell'artista.
La creazione di un opera in cui diversi tempi sono messi insieme, anche se questo non è il tema centrale dell'opera; l'artista fa un viaggio e va da una parte all'altra, per cambiare questa automobile, e per permettere una riattualizzazione di questa automobile. L'oggetto diventa la materia prima per la produzione di un archivio sulla storia dell'oggetto.
Uklanski Piotr. Raccolta di attori che nella storia del cinema che hanno interpretato il ruolo di un generale o personaggio Nazi. Lavora tantissimo sulla cultura popolare, usando gli stessi medium della cultura popolare. Crea questo micro archivio di un elemento totalmente non reale che è quello della messa in scena di un personaggio che però appartiene ad un passato recente della storia europea; un archivio per riflettere su un clichè dell'immaginario popolare.
Jonathan Monk. Neo concettuale; lui però molto spesso lavora non sulla creazione di idee, ma rifacendo operazioni concettuali ripartendo da operazioni concettuali previamente fatte. Prende ispirazione da operazioni concettuali già fatte, o idee concettuali.
Lui è andato in Afganistan a cercare informazioni sulla casa di Boetti; ha fatto poi una mostra a Roma con tutti i documenti che è riuscito a portare da questo viaggio.
Jonathan Monk e Sol Le Witt; prende il cubo incompleto e lo modifica; però funziona solo tra quei quattro gatti che conoscono la storia dell'arte.
Lui ha creato una serie di appuntamenti, con un luogo specifico, un'ora e una data; giocando con la possibilità evocativa dell'arte, e la possibilità di creare qualcosa che si estendeva e aveva un esistenza e si estendeva oltre il livello di spazio e di tempo rispetto a quello che era stata costituita. Lasciando nell'aria un invito, e una domanda: ci sarà qualcuno? Un appuntamento senza nessuno scopo definito.
Lavoro sull'idea di archivio più didascalico e diretto come l'artista inglese 1978 Jamie Shovlin. Presenta un enorme archivio di un gruppo musicale underground di Berlino anni 70, i LustFaust; presenta tutto quello che lui ha trovato di questo gruppo. Un gruppo di cui nessuno aveva mai sentito parlare. Quello che c'era dietro era la costruzione di un enorme finzione. Ha dimostrato la possibilità dell'artista di lavorare sul limite tra finzione e realtà, creando della memoria.
Questo gruppo è diventato reale, ha preso forma, ed ha partecipato ad Artissima, uno del gruppo era proprio l'artista.
Ha creato anche un enorme archivio di una bambina, Naomi W. Relish, che in teoria era scomparsa, aveva creato un enorme muro, un enorme archivio, messo come i teenagers al muro, lavorando sulla costruzione di una memoria inesistente, e su un tempo che era molto indefinibile. Non si capiva che tipo di personaggio c'era dietro. Questa bambina non è mai esistita e ovviamente non è mai scomparsa. Ha creato un sito web di questa bambina, con tutto raccolto, di questa bambina mai esistita. Tutti elementi che contengono in sé tutta la possibilità di esistenza, vivono in latenza, virtuali, nella frontiera tra finzione e realtà.
Ibrido tra artista e curatore che utilizza le metodologie dell'archivistica, c'è Olaf Nicolai, fratello di Caster Nicolai. A Roma nel 2007, ha lavorato su l'archivio di una figura di Maria Colao, che aveva la galleria Primo Piano. Ella aveva un archivio impressionante di opere e di artisti. Olaf ha deciso di catalogare tutta la sua biblioteca, creando un enorme archivio. Lui ha fatto un corso per diventare bibliotecario, poi ha celebrato la questione dentro la casa museo dello storico dell'arte con degli interventi minimi; ha inserito immagini che sono molto diluite con lo spazio, non sono shoccanti. Le immagini sono immagini tratte da libri che lui ha trovato, o immagini di lettere della gallerista con altre persone.
Toute la mémoire du monde, un film documentario di Alain Resnais, sull'archivio che tende alla perdita. Il percorso di un libro che fa da quando arriva a quando viene ad essere catalogato...






http://www.youtube.com/watch?v=khx-VkVSIOQ&feature=channel

mercoledì 21 ottobre 2009

Lista di Film

Il Sorpasso - Dino Risi
Weekend - JL Godard
The Passenger - M Antonioni
Stranger Than Paradise - Jim Jamush
Morire Gratis - Sandro Franchina
Y Tu Mama Tambien - Alfonso Cuarón
Il Posto delle Fragole - Ingmar Bergman
Straight Story - David Lynch
Easy Rider - Dennis Hopper
La Vallee - Barbet Schroeder
Solaris - Andrei Tarkowski

Programma del Corso

Esperienze non-lineari e non convenzionali del tempo.

DURATA – RIPETIZIONE – DIFFERIMENTO – ATTESA

1) Importanza dell’elemento della durata nella performance art: la quantità (di tempo) che diventa scarto qualitativo

Riferimento: Tehching Hsieh e le one-year performances

2) Ritorno, ripetizione, possibilità combinatorie

Riferimenti: Raymond Queneau, Esercizi di Stile

Chris Marker, La Jetée

3) Il differimento, la promessa, l’annuncio

Riferimenti: Secret Piece di Robert Barry e The Halifax Files di Mario Garcia Torres

4) Noia e attesa. L’assenza di senso nel tempo che passa e il suo rovesciamento nel contrario

Riferimenti: Samuel Beckett, En attendant Godot;

Dino Buzzati, Il deserto dei Tartari

John Cage, 4’33” ; Merce Cunningham, Stillness e Tacita Dean, Merce Cunningham performs STILLNESS (in three movements) to John Cage’s composition 4’33’’ with Trevor Carlson, New York City, 28 April 2007

Oltre alle opere indicate come riferimenti saranno proposti per letture di gruppo e ricerche individuali brani dalla seguente bibliografia

Agamben, Giorgio, Il Tempo che resta. Un commento alla Lettera ai romani, Bollati Boringhieri, 2000

Agamben, Giorgio, L’uomo senza contenuto, Quodlibet, 1994

Birnbaum, Daniel, Cronologia, tempo e identità nei film e video degli artisti contemporanei, Postmedia, 2007

Deleuze, Gilles, Cinema. Vol.1: L’Immagine-movimento, Ubulibri, 1993

Deleuze, Gilles, Cinema. Vol.2: L’Immagine-tempo, Ubulibri, 2004

Deleuze, Gilles, Logica del Senso, Feltrinelli, 2005

Nietzsche, Friedrich, Così parlò Zarathustra, Rizzoli, 2008

Trotsky, Lev, Opere scelte. Vol. 8: La Quarta Internazionale: la rivoluzione permanente, Editore Prospettiva, 2006

Parallelamente, per tutta la durata del corso si svolgerà un seminario dedicato al tema di: immagine/tempo/movimento nel cinema. Saranno proiettati un film a settimana sul tema del viaggio (in automobile) e sull’attesa di un evento che non si verifica. La lista completa dei film sarà fornita dai docenti in apertura di corso.

Gli studenti saranno invitati a proporre un’idea progettuale su uno o più dei temi affrontati nel laboratorio. Se possibile, alla fine del corso si darà vita ad un evento di presentazione dei lavori svolti, o in fase di svolgimento. Tale evento sarà aperto al pubblico.

lunedì 19 ottobre 2009

Lezione 15/10/09

Tema della lezione è stato il lavoro di Roman Opalka, artista di origini polacche nato nel 1931 e tuttora vivente. Opalka è noto per il lavoro, iniziato nella meta degli anni sessanta e che sta proseguendo tuttora, che consiste nel dipingere su tele a sfondo nero di dimensione 196x135 cm i numeri interi in successione a partire dal numero 1. Le tele, che Opalka chiama "Details", hanno tutte lo stesso titolo: "1965 / 1 – ∞"

I numeri vengono dipinti con colore bianco su una base nera; al nero di base viene aggiunta una percentuale di bianco dell'1% ad ogni passaggio alla tela successiva: in questo modo i numeri bianchi tendono sempre più a confondersi con il colore di fondo della tela fino a diventare illeggibili; alla fine di ogni tela Opalka realizza un autoscatto di sé stesso con una camicia bianca.

A partire dal 1968 Opalka associa alla performance una registrazione audio in cui recita in polacco i numeri che sta dipingendo.


Al seguente link trovate la traduzione di un testo in R. Opalka spiega alcune peculiarità del suo lavoro:

aperture-rivista.it/public/upload/Opalka4.pdf


Abbiamo poi visto insieme due video sl lavoro di Opalka all’autore.




L’idea base del lavoro di Opalka è la visualizzazione del tempo, con alcuni punti di contatto con le performance di TEHCHING HSIEH: l’immobilismo, il rinunciare a nuove idee, la scelta di non-fare...

Opalka cerca una modalità per creare un’opera che possa rappresentare la durata della sua esistenza, che sia una letterale rappresentazione della sua vita. Dichiarando di essere seguace di Parmenide. Opalka cerca di esprimere la vita con una durata pura attraverso una sequenza di numeri che non vanno intesi come cifre ma come segni: segni non di una semplice successione numerica ma di un tutto in espansione. Per esprimere la vita è richiesta continuità non variazione: la variazione è aneddottica. Dichiarare di ispirarsi allo sfumato di Leonardo da Vinci è un’evidente affermazione della non-finitezza dell’opera.

L’opera è nel suo insieme non finita e solo la morte dell’autore può porre fine all’opera; nel dettaglio però il suo lavoro è maniacalmente finito: Opalka non si mette mai in viaggio se non ha terminato una tela e quando si trova lontano dallo studio prosegue la sequenza di numeri disegnandoli su un foglio e al suo ritorno in studio riprende dal numero a cui è arrivato.

Lezione 12/10/2009

Dibattito sul futuro dello IUAV.
Invito generale all’assemblea che si terrà lunedì 19 ottobre presso i Magazzini Ligabue.

Stesura di uno schema generale (frutto di un brainstorming), dove i termini riconducibili all’idea di Tempo, si pongono in relazione fra loro.

Abbiamo preso in osservazione una performance di Cesare Pietroiusti del 1996, svoltasi al Louisiana Museum di Copenhagen.

Pietroiusti ha chiesto a sette persone (conoscenti,amici)di sesso maschile della sua età,quali oggetti si sarebbero portati appresso se avessero dovuto passare una giornata in un museo.
Raccolte le liste ha recuperato i materiali e ha vissuto nello spazio espositivo per una settimana (quella antecedente all’inaugurazione) esclusivamente con gli oggetti ‘consigliati’ da queste persone.
L’esperienza si è consumata in totale solitudine. Solo una macchina fotografica,posta al limite della sala,ha documentato la disposizione dell’abitazione anomala.
Aperta la mostra, al pubblico non rimaneva che seguire il tragitto segnato dai resti di questa singolare avventura.

Durante la performance, l’artista si è trovato a rivivere la vita dei suoi amici:sottoponendosi ad una perdita totale di sé,per abbandonarsi ad un accumulo sistematico di personalità.

sabato 17 ottobre 2009


tabella parole del 12/10/2009

venerdì 16 ottobre 2009

Lezione 13_10_2009

4'33"


Discussione sul pezzo 4'33" di John Cage.

In particolare si è analizzata una sua esecuzione per orchestra realizzata dalla BBC Symphony Orchestra diretta da Lawrence Foster.



Si è sottolineato come il pezzo voglia essere una pura durata senza contenuto, un tempo svuotato dall'obbligo di contenere un suono. E proprio la sua vocazione all'essere apparentemente vuoto lo rende capace di accogliere tutti quei rumori a cui solitamente non si presta attenzione, il battito del cuore, il fruscio di un velluto sulla sedia, il respiro nostro e dei vicini. Nella creazione di questo suono i ruoli di esecutore e ascoltatore vengono condivisi, e non possono fare altrimenti. Siamo tutti una grande orchestra quando ascoltiamo (o eseguiamo) 4'33". La forza di questo "silenzio" riesce a travalicare anche la compresenza fisica di esecutore/ascoltatore: tutti noi, nella nostra aula, pur non sedendo in platea, mentre ascoltavamo e guardavamo l'esecuzione della BBC Symphony Orchestra stavamo eseguendo una particolare esecuzione di 4'33" , quella del 13 Ottobre 2009, a Venezia, nei Magazzini Ligabue, alle 17 e qualcosa, un'esecuzione unica e irripetibile.

Il pezzo, essendo stato scritto con notazione musicale su uno spartito, include le pause come parte integrante dell'opera, sebbene la sostanza fra movimento e pausa non cambia, sempre di silenzio si tratta. Cambia invece la ricezione negli spettatori, come abbiamo riscontrato nel video: la tensione e l'attenzione cresce durante l'esecuzione e si sfoga nelle pause con colpi di tosse, cambi di posizione, ce, per poi tornare ad aumentare durante il silenzio "di spartito".


domenica 11 ottobre 2009

Teoria delle Stringhe

Questo è il video che racconta in modo semplice la teoria delle stringhe, vi metto solo il primo gli altri sono di seguito perchè i pezzi sono numerati in progressione.

http://www.youtube.com/watch?v=3vV8b5UIhmc

da Wikipedia

http://it.wikipedia.org/wiki/Teoria_delle_stringhe

http://it.wikipedia.org/wiki/Teoria_delle_superstringhe

Ciao, a domani

Valentina O.

venerdì 9 ottobre 2009

Logica del Senso

Potete scaricare qui le due prime serie della Logica del Senso di Gilles Deleuze, da leggere per la settimana del 19.10.
Il testo originale è stato pubblicato nel 1969 e consiste in una serie di 34 paradossi in cui il filosofo francese cerca di determinare il valore del senso e del non-senso e la loro pertinenza per il pensiero. È un testo fondamentale per capire la definizione di tempo in Deleuze e soprattuto il suo concetto di 'evento'.
Dopo il pensiero di Agamben sul presente tra passato e futuro e dopo la necessità di Chris Marker in creare dei 'bucchi nel tempo' (come se il tempo fosse un velo), questo testo di Deleuze introduce una terza coordinata in un tentativo di definire il tempo e, soprattuto, il presente.
F.

Lezione del 5/10 e del 6/10

Questa settimana abbiamo analizzato L’Angelo Malinconico, ultimo capitolo del libro L’Uomo senza contenuto (1970) di Giorgio Agamben, filosofo italiano influenzato dal pensiero di Heidegger e di Benjamin .

Tra le sue pubblicazioni ricordiamo Homo sacer (1995), testo in cui viene fatta una distinzione tra la zoe, ossia la vita nuda nella sua essenza animalesca, e la bios, una vita più raffinata, e Stato d’eccezione (2003), libro che tenta di fornire una lettura storica e di analizzare le ragioni e il senso dello stato d’eccezione.


Agamben ci fa notare prima di tutto come Walter Benjamin consideri la citazione una forma portatrice di un senso nuovo, che smette di far parte del passato, provocando un’interruzione di linearità e contribuendo alla definizione di un presente inatteso.

Un desiderio di Benjamin era quello di realizzare un libro composto soltanto di citazioni, una sorta di readymade letterario, progetto che verrà concretizzato anni dopo da Kosuth nel libro giallo Purloined.

La citazione può essere ricondotta alla figura del collezionista, uomo che raccoglie oggetti di diversa provenienza secondo un puro gusto personale, li ricontestualizza e li fa diventare vivi; questa figura è associabile a quella di un rivoluzionario, “per il quale l’apparazione del nuovo è possibile solo attraverso la distruzione del vecchio”.

Così la riproducibilità, che per Benjamin ha un’accezione negativa, non distrugge l’aura e l’unicità dell’oggetto, ma ne aumenta il valore, facendolo diventare inafferrabile.

La citazione e la collezione sono elementi che ritornano continuamente nelle pratiche della modernità; rompono con la tradizione, provocano uno choc e inaugurano un nuovo presente che ci pone in uno stato sospensione.


Agamben affronta questo “nuovo tempo” mettendo in parallelo l’Angelus Novus di Paul Klee, un quadro in cui un angelo ha il viso rivolto al passato ma è trascinato da una tempesta verso il futuro, e un’incisione di Durer in cui una creatura alata guarda con lo sguardo assorto davanti a se.

Se l’Angelus Novus è l’angelo della storia, quello malinconico di Durer è l’angelo dell’arte, una creatura sospesa in una dimensione atemporale, che mette in armonia l’impossibilità dell’uomo di inquadrarsi tra il passato ed il futuro.

Alla luce di questa considerazione sorge spontanea una domanda: l’angelo dell’arte svolge, ma soprattutto vuole assolvere a questa funzione?

Proseguendo nel testo abbiamo notato come il “tempo” di Agamben sia diverso rispetto a quello di Deleuze, pensatore francese per il quale esiste solo il presente come estensione temporale che accompagna i gesti dell’uomo: i corpi esistono nello spazio e lo spazio esiste nel tempo.

Nel testo Millepiani (1980), Deleuze, ci parla del destino come di ciò che accade simultaneamente in diversi presenti, e quindi in diversi piani di esistenze. Questi eventi, non avendo qualità fisiche, sono eventi puri che non sussistono nel tempo ma possono soltanto persistere e ripetersi.


Link alle immagini:

http://www.minerva.unito.it/Theatrum%20Chemicum/Pace&Guerra/Arte/Immagini/Klee/AngelusNovus.jpg

http://www.swimmingonweb.net/abruzzo/Escher/durer.jpg

La Jetée di Chris Marker (1962)

La Jetée è un medio-metraggio ambientato nella Parigi del terzo dopoguerra, uno scenario apocalittico in cui un gruppo di scienziati sperimenta viaggi temporali usando come cavia da laboratorio un uomo che riscoprirà il suo passato.

La particolarità di questa produzione cinematografica sta nella scelta di un montaggio che sconvolge radicalmente la sintassi filmica, poiché non ci troviamo di fronte a un vero e proprio filmato in movimento, ma ad una sequenza di fotografie accompagnate da una voce fuori campo.

Il tipo di montaggio scelto da Marker rappresenta una delle possibili strade per scardinare la linearità del tempo, infatti nonostante la sua staticità, genera in noi un meccanismo mentale inconscio che ci porta ad associare fra loro le immagini e a creare un’illusoria continuità visiva.






L’esercito delle dodici scimmie (1995) di Terry Gilliam è ispirato a La Jetée.



giovedì 8 ottobre 2009

J. G. Ballard su La Jetee


Ciao a tutti!
Vi mando un testo del pensatore e scrittore inglese J. G. Ballard (1930-2009) sulla Jetée di Chris Marker. È stato pubblicato nella rivista di fantascienza inglese New Worlds in 1966.

martedì 6 ottobre 2009

lezione 01-10-09

terza lezione: TEHCHING HSIEH

  
TEHCHING HSIEH (Sam) è un artista newyorkese originario di Taiwan, il suo lavoro consiste in sole 6 opere, sei performance che durano vent'anni (1978-1999).

cit. "Non importa ciò che faccio, io passo il tempo."

nel 1978 comincia la prima delle sue 5 performance della durata di un anno (un anno è una misura base per il conteggio del tempo, la terra impiega un anno per girare intorno al sole - rivoluzione):

"Cage Piece" prevedeva che l'artista rimanesse per un anno rinchiuso in una gabbia di legno all'interno del suo studio, munito solo di una coperta, un letto e un lavandino. Per la durata dell'anno egli non avrebbe avuto il permesso di parlare, leggere, guardare la tv o ascoltare la radio, chiuso in una stanza, in una gabbia, nella solitudine del suo pensiero, tutti gli stimoli esterni sarebbero stati ridotti a ZERO.

la seconda opera "Time Clock Piece" copre l'arco di tempo tra il 1980–1981
per un anno l'artista si è imposto di timbrare il cartellino con un orologio meccanico ogni ora. L'obliteratrice da ufficio all'interno dello studio è lo strumento comunemente usato per scandire le ore di lavoro in fabbrica, il fatto che si trovi nel luogo in cui si suppone egli debba "creare" è una scelta che parla della frustrazione del "fare" artistico, porta a riflettere sulla ripetizione del gesto che porta all'alienazione, allo stesso modo anche sulla volontà di certificare continuamente la propria presenza. L'opera è documentata da una macchina da presa 16mm che catturava un'immagine di Hsieh ad ogni obliterazione, il risultato è un film che contiene tutti questi istanti messi in successione, il tempo di anno in 8765 frammenti che si consumano in pochi minuti.

Nel 1981–1982 abbiamo "Outdoor Piece".
Hsieh stabilisce che per la durata di un anno non avrebbe potuto stare in un luogo chiuso da un tetto, l'esatto opposto di "Cage Piece". L'opera è documentata da un video documentario della vita di strada dell'artista, alcune foto, gli inviti dei 4 vernissage che sono avvenuti durante la performance in luoghi all'aperto della città, e le mappe dei percorsi che percorreva ogni giorno, appuntate con report e riflessioni su ciò che accadeva nella giornata. Purtroppo la Performance non potè concludersi,la polizia obbligò l'artista ad entrare in un commissariato senza prestare troppa attenzione alle sue proteste.

In "Rope Piece" (1983-1984) Sam rimane legato per un anno all'artista Linda Montano con una corda di 8 piedi allacciata alla vita. I due non dovevano avere nessun tipo di contatto fisico per la durata della performance.
I due prima dell'inizio dell'opera non si conoscevano, hanno dovuto imparare a condividere tutti i momenti quotidiani anche i più intimi, senza che questo li portasse ad essere per forza più intimi, la vicinanza fisica non è sinonimo di vicinanza emotiva.

In "No Art Piece" (1985–1986) lo statement prevede che l'artista non faccia arte o si occupi di arte per un anno.
Ovviamente il paradosso è che l'opera d'arte si compia nel suo "non-farsi". Mentre nelle altre One-year performance abbiamo un atto quasi agonistico, uno sforzo fisico ai limiti della mortificazione, questo lavoro mette in evidenza meglio delle altre il punto critico del fare artistico: l'artista si limita a vivere e questa e la sua opera.
La scelta di stabilire una durata nel tempo dell'esistenza è un po' come mettere una cornice alla vita, come scattare una foto.

La sesta performance, quella con cui Sam si è congedato dal mondo dell'arte ritenendo il suo percorso concluso,

inizia nel 1986 quando annuncia che il contenuto del lavoro sarebbe stato reso pubblico dopo 13 anni, il 1 gennaio del 2000. Quel giorno lesse finalmente un documento che diceva “Io, Tehching Hsieh, sono sopravvissuto”. La regola era quindi quella di doversi mantenere in vita all'inizio del nuovo millennio. 

http://www.one-year-performance.com/

qui di seguito un imitatore del time clock piece

http://www.youtube.com/watch?v=6B26asyGKDo

 

venerdì 2 ottobre 2009

Reckoning with Empire

Ciao!
Vi volevo dire che 'e appena uscito sul nuovo numero di Artforum un testo scritto da Okwui Enwezor (un critico, curatore e professore di storia dell'arte molto interessante, direttore della Documenta di Kassel XI, nel 2002 e attuale curatore della Biennale di Sevilla) su Commonwealth, il nuovo libro di Antonio Negri e Michael Hardt, che esce questo mese.
'E un testo difficile, ma sopratutto molto interessante. Eccolo qui.
Buon weekend,
F.

seconda lezione: Quanto la nostra concezione del tempo è condizionata dallo spazio?

Seconda lezione Martedì 29 Settembre:

La domanda da cui siamo partiti è:
Quanto la nostra concezione del tempo è condizionata dallo spazio?

Spazio e Tempo orientano e organizzano tutto il nostro pensiero.
Si iniziò a pensare alle varianti Spazio Tempo già nel '400 con l'invenzione della
Prospettiva, teoria che tentò d'interpretare ed ordinare la realtà creando un percorso preciso.
Il filosofo di fine '700, Immanuel
Kant, ha analizzato queste due categorie trascendentali definendole come elementi attorno ai quali si struttura la possibilità stessa del pensiero.
Spazio e Tempo sussistono anche in assenza di realtà umana la quale ne viene inevitabilmente condizionata: è perciò impensabile vivere al di fuori di questa categoria.

L'antropologo
Victor Turner nel suo libro Antropologia della performance, afferma che la prospettiva inaugura tutta l'epoca moderna, rivoluzionando l'interpretazione della realtà.
Il principale aspetto che caratterizzò tale rivoluzione culturale fu quella di rendere il mondo misurabile e razionalizzato, ordinando tutti i campi possibili, dalla produzione all'economia, dalla medicina all'arte.

Molto spesso alla rappresentazione del tempo, nello spazio si fa corrispondere un linea, ma tale immagine è una forzatura è un spazializzazione del tempo. Infatti la durata dell'esperienza del tempo non è coerente con misurazioni di tipo lineare.
Perciò il tema centrale di tale corso è l'esperienza emotiva-soggettiva del tempo che risulta essere non coerente con la sua misurazione oggettiva.

Il concetto di uguale non esiste. Il termine uguale è logico ma appartiene alle relazioni logiche, invece le relazioni dell'esperienza sono approssimative non si accostano perfettamente.

Galileo disse:" Tutto ciò che si puo' misurare rende misurabile tutto ciò che non lo è".
Da questa affermazione sorge il problema dell'impossibilità di misurare il mondo.
Al fine del lavoro artistico a noi non interessa quale sia giusto o sbagliato, ogni teoria deve entrare ed essere manipolata all'interno del progetto artistico, mettendo in discussione ogni certezza relativa.

Misurare significa rappresentare una differenza tra oggetto che misura e soggetto misurato.
Infatti già Hiddenberg, fisico nucleare, affermò che qualunque atto di misurazione di per sè modifica il risultato finale dell'esperimento.
Tale fenomeno è chiamato
OBSERVER DEPENDENT :sono tutti quei fenomeni in cui l'osservatore influenza l'osservato.
Questo concetto è molto importante perchè tutti i fenomeni relazionali dell'arte relazionale rientrano in questa categoria.
Risulta perciò difficile distinguere l'opera dal pubblico, quest'ultimo infatti influenza l'opera e non ne è più estraneo.


Turner nel sul libro introduce anche il concetto della
performance, dove gli attori sono in posizione consapevole dell'essere osservati, spostando l'attenzione sul processo. L'attenzione verso la performance porta alla processualizzazione del tempo, ovvero verso l'attenzione e non tanto alla numerabilità, quanto agli eventi singolari che avvengono durante il processo nel tempo della performance.

Oltre al processo è importante la contestualizzazione.

Fenomeni di esecuzione: modo in cui noi eseguiamo l'atto linguistico che è specifico. Si distinguono due livelli, il primo è per tutti, mentre l'altro livello è infinito ed è caratterizzato da tanti fenomeni.
Sono appunto quei processi che possono essere analizzati ma non possono essere previsti in anticipo ed hanno a che fare con le modalità soggettive dei soggetti.
L'attenzione di questi fenomeni sposta la nostra spazializzazione del tempo astratta verso un tempo di fenomeni di esecuzione umani reali ma non misurabili.
Turner associa il concetto di performance ad una nuova interpretazione del tempo che diventa da spazializzato e misurabile a processuale, nel quale non contano più le misure ma i fenomeni di esecuzione.
Ad esempio si puo' affermare che l'opera d'arte non è finita nella mostra, ma l'opera inizia nella mostra, oppure l'opera è alla fine della mostra.

Conclusioni:

Dare importanza a fenomeni di esecuzione (incidenti eventi impevedibili) non significa non organizzare la performance nei criteri di partenza, anche perchè solo se io organizzo la performance ho la possibilità di organizzare un processo.
I parametri vengono decisi dall'attore che segue tutto il suo progetto e i parametri di esecuzione accettano l'imprevedibilità che si manifesta e devia le linee del suo progetto iniziale.
Perciò SI' ai fenomeni di esecuzione NO all'entropia.

auronda 1/10/09