lunedì 14 dicembre 2009

OGNI LIMITE HA UNA PAZIENZA



OGNI LIMITE HA UNA PAZIENZA
(Esperienze non lineari del tempo)
IUAV - CLaSAV - Laboratorio di Arti Visive di Cesare Pietroiusti e
Filipa Ramos - mostra di fine corso

programma:

DOMENICA 13/12/2009
19:15 Gervasuti Foundation
Viviana Bifera (performance privata e non aperta al pubblico)
MARTEDÌ 15/12/2009
15:30 Magazzini Ligabue (Dorsoduro 3464)
Martina Melilli (con Alain della Savia)
17:00/17:30/18:00 Ambulatorio veterinario (Dorsoduro 1419)
Suambra Strumendo
20:30 Centro culturale Zitelle CZ95 (Giudecca 95)
Sesta Persona Singolare; Alessandra Messali

MERCOLEDÌ 16/12/2009
15:00 Chiesa degli Scalzi
Suambra Strumendo
18:00>23:00 Fondamenta dell’Arsenale
Violette Maillard (fino al 20/12/2009)
GIOVEDÌ 17/12/2009
15:00>17:00 Magazzini Ligabue (Dorsoduro 3464)
Nicholas Ferrara
16:30>19:00 Corte dell’Anatomia 1051A (Campo San Giacomo dell’Orio)
Chiara Vitali
18:00>21:00 Scala Mata (Cannaregio 1236)
Pino Pascali; Claire Bosi; Antonella Campisi; Andrea Cazzagon;
ElisaCaldana; Ivana Ivanova;
Francesco Locatelli; Michela Lupieri/Valeria Mancinelli/Stefania
Rispoli; Elena Mazzi
Claudia Reato; Manuela Romanato; Claudia Rossini; Genny Sangiorgio;
Chiara Vitali;
19:00>21:00 Metri Cubi (Campo San Polo 2003)
Marta Pettinau
21:00>23:00 S.a.L.E. (Dorsoduro 265)
Marta Berton; Giulia Gabrielli
Martina Melilli; Suambra Strumendo
VENERDÌ 18/12/2009
11:00/15:00 Ospedale S.Giovanni e Paolo (Castello 6777)
Suambra Strumendo
19:00 Gervasuti Foundation (Castello 994)
Riccardo Banfi; Roberta Bernasconi; Marta Berton; Viviana Bifera;
Paola Bonino/Laura De Nicolantonio; Sonia Borsoi
Elisa Caldana; Samuele Cherubini; Cinzia Delnevo (con Salvatore Lauriola);
Marco Di Giuseppe; Cecilia Divizia; Andrea Fabbro; Maria Elena
Fantoni; Roberto Fassone;
Francesco Federici/Chiara Nuzzi/Camilla Salvaneschi; Giulia Gabrielli;
Chiara Gaspardo; Martino Genchi; Myriam Graziosi; Ivana Ivanova;
Alessandra Messali;
Lorenzo Mazzi; Valentina Ornaghi/Claudio Prestinari; Enrico Poli;
Silvia Pigozzo;
Valentina Roselli; Alessio Sacchetto/Valerio Veneruso; Chiara
Trivelli; Nicola Turrini;
Natasa Vasiljevic; Chiara Zenzani
21:00 Giardini
Giacomo Colosi

con la partecipazione di Iacopo Seri


giovedì 10 dicembre 2009

Lezione 23.11.2009. Riassunto di Chiara Vitali

La lezione si è incentrata su un’analisi della rappresentazione filmica del tempo onirico, un tempo molto più legato alla realtà psicologica che alla cronologia. La visione di Meshes of the Afternoon - cortometraggio di Maya Deren - e dell’inizio di Il Posto delle Fragole di Ingmar Bergman, ci ha permesso di riflettere sul sogno come esperienza di tempo non lineare estremamente articolata e complessa, sia attraverso una condivisione di gruppo sulla propria esperienza personale, sia attraverso le teorie di Freud e Lacan e inoltre di individuare alcune differenze tra la rappresentazione del tempo nel cinema classico d’autore e nel cinema sperimentale in termini di linguaggio cinematografico.

Presupposti teorici psicanalitici

TEORIA DEI SOGNI DI FREUD
A) Teoria del residuo diurno
Ogni sogno parte da un elemento occasionale accidentale della realtà che per qualche motivo, anche casuale, ha catturato la nostra attenzione (es. il cadere delle chiavi dalla scala, è un evento centrale nel film, scatenante della futura dimensione onirica che sarà anche legata al suono delle chiavi che cadono. È come se le chiavi si fossero attaccate nella mente a riferimenti simbolici e sensoriali, che quindi ritornano nel sogno in una ricorrenza di rimandi a specchio)

B) Condensazione e spostamento
Sia in termini spaziali che temporali nel sognare si verificano 2 processi:

CONDENSAZIONE: Vari elementi che si ritrovano in uno
(es. coltello-specchio-chiave nel film di Deren, oppure un personaggio che in realtà si riferisce ad un’altra persona)
Corrisponde alla METAFORA
Es. "nido d'amore": nido= metafora di piacere, protezione ecc.
SPOSTAMENTO: Un elemento spostato su un’altra cosa
(es. aggressività spostata su un oggetto o su una terza persona)
Corrisponde alla METONIMIA
Una parte per il tutto
Es. “Marta è una bionda”: il colore dei capelli è solo una delle caratteristiche di Marta, ma è usata per riferirsi a tutta la persona

TEORIA DELLA FASE DELLO SPECCHIO DI LACAN
La soggettività non è solamente collegabile a un’esperienza interiore del soggetto o alla sua entità corporea e genetica, ma si costituisce anche fuori dal soggetto. L’identità è tanto una funzione interna che esterna all’individuo. Ci sono due momenti fondamentali che riguardano la funzione esterna e che determinano la soggettività dell’individuo:
1) lo sguardo dell’altro (la madre, il suo sorriso = affetto, rassicurazione, comunicazione con l’altro. È essenziale per la considerazione e la fiducia in sé che il bambino svilupperà crescendo, ma anche per l’adulto lo sguardo, il sorriso, il riconoscimento dell’altro è fondamentale. L’uomo è l’unico essere umano che produce la funzione chiamata sorriso con i muscoli facciali. Es. nel film la donna vede se stessa solo ponendosi al di fuori di sé, come osservatrice, come se fosse un’altra persona)
2) vedersi allo specchio (a circa 6 mesi il bambino ha per la prima volta una percezione unitaria di sé guardandosi allo specchio ed essendo in grado di riconoscersi grazie a un’immagine riflessa, altrimenti non si riconoscerebbe come un’unità. Es. vedi nel film l’inizio presenta solo un’ombra e un corpo frammentato che gradualmente si delinea)

Maya Deren
Film-maker newyorkese attiva dal ’43 al ’50.
Deren ha fatto solo pochi film, lavorando in grande isolamento, fuori dai circuiti dell’emergente industria del cinema hollywoodiano.

Meshes of the Afternoon (N.B. mesh= network, net, web, entanglement)
Cortometraggio del ’43, girato a Los Angeles, durata: 15 min. Muto.
Tema: rapporto tra realtà, sogno e finzione cinematografica. Ma si tratta preminentemente di un film sul cinema.

Tanto a livello di struttura che di contenuto vi è un sovrapporsi e un intersecarsi dell’elemento simbolico (specchio), strutturale (cinema), tematico-narrativo (sogno) che portano in una direzione di DISTANZA dal sé, cioè vedere se stessi da un punto di vista altro attraverso una proiezione fuori dal sé. Vi è un continuo gioco tra questi diversi piani e una CICLICITA’, una RICORRENZA fatta di continui rimandi a scene e a oggetti seppure con differenze, alternata a interruzioni brusche (tipiche degli incubi) nella creazione di una distanza potenzialmente infinita, in un intersecarsi di piani temporali che non si raggiungono mai del tutto in una creazione multipla di distanze, perché dato un piano vi si può costruire sopra un meta-livello e così via in un infinito gioco di specchi (vedi i frammenti dello specchio, la lama del coltello, la faccia dell’altro che sei tu). La continua reversibilità tra il prima e il dopo determina naturalmente anche una reversibilità dei rapporti tra causa ed effetto per cui la struttura narrativa non segue un tempo lineare, ma onirico e psicologico riferito alla molteplicità dell’esperienza.

SULLA DISTANZA DAL SE’
Questo concetto si può applicare a diverse riflessioni di carattere generale sull’arte, sulla cultura e su atteggiamenti come il razzismo, purtroppo ancora attuali ai giorni nostri.
ARTE - L’operazione artistica funziona con questa stessa creazione di distanza tra il pensare una cosa e portare avanti un conseguente progetto e interagire con gli altri. Fare le cose creando uno spazio critico, una distanza che ti pone in due posti contemporaneamente, dentro il tuo progetto e fuori. Riesci a farlo solo se hai la possibilità di una sponda: nelle relazioni e situazioni riesci a vedere una cosa solo se ti metti nei panni di qualcun altro. Riesci a farlo solo se hai una dimensione affettiva: se provi affetto per qualcuno riesci più facilmente a metterti nei suoi panni, poi fondamentale è la fiducia. L’affetto quindi è anche un canale che ti porta a distanza da te. È il movimento che fa l’artista rispetto a cose qualunque. Significa saper osservare da fuori (da un lato essere convinti, dall’altro saper smontare criticamente un proprio lavoro, vedere i limiti). La distanza critica non è indifferenza, anzi è il contrario. È una tensione interiore che si crea sfidando la propria intenzione: da un lato la si potenzia al massimo, dall’altro la si critica per potenziarla ancora di più (in questo somiglia al gioco di coppia). Parlare di sé è già creare questa distanza.
CULTURA – di base c’è l’idea sbagliata di definire l’identità come una cosa conchiusa, ma in realtà l’identità dipende strutturalmente dal suo opposto. La cultura non può essere definita in termini culturali e genetici, ma si può definire solo in base all’altro da sé. Per questa ragione la reazione razzista è fobica perché si ha paura di ammettere che l’altro è essenziale per la definizione della propria identità, è necessario che ci sia ma nello stesso tempo disloca.

Differenze tra il linguaggio cinematografico di Bergman e di Deren
In Bergman la presenza di una voce narrante si accompagna a una narrazione che si snoda secondo un tempo cronologico lineare che pone lo spettatore al di fuori della narrazione in un ruolo passivo di osservatore esterno, testimone di una finzione facilmente comprensibile. Deren invece, proponendo una sovrapposizione e una compenetrazione di diversi piani (sogno, finzione cinematografica, realtà), non solo mette in discussione la differenza tra il piano del sogno e il piano della realtà, ma mette anche in discussione il linguaggio filmico stesso, rendendolo di fatto più vicino alla densità della realtà psicologica dello spettatore e paradossalmente per questo da lui non immediatamente decifrabile (si è rivelata preziosa una seconda visione del film). Lo spettatore nel suo interrogarsi sui significati di questo narrare attraverso piani sovrapposti si fa osservatore attivo, interno al film.

mercoledì 9 dicembre 2009

Lezione 23.11.2009. Riassunto di Chiara Vitali

La lezione si è incentrata su un’analisi della rappresentazione filmica del tempo onirico, un tempo molto più legato alla realtà psicologica che alla cronologia. La visione di Meshes of the Afternoon - cortometraggio di Maya Deren - e dell’inizio di Il Posto delle Fragole di Ingmar Bergman, ci ha permesso di riflettere sul sogno come esperienza di tempo non lineare estremamente articolata e complessa, sia attraverso una condivisione di gruppo sulla propria esperienza personale, sia attraverso le teorie di Freud e Lacan e inoltre di individuare alcune differenze tra la rappresentazione del tempo nel cinema classico d’autore e nel cinema sperimentale in termini di linguaggio cinematografico.

Presupposti teorici psicanalitici

TEORIA DEI SOGNI DI FREUD
A) Teoria del residuo diurno
Ogni sogno parte da un elemento occasionale accidentale della realtà che per qualche motivo, anche casuale, ha catturato la nostra attenzione (es. il cadere delle chiavi dalla scala, è un evento centrale nel film, scatenante della futura dimensione onirica che sarà anche legata al suono delle chiavi che cadono. È come se le chiavi si fossero attaccate nella mente a riferimenti simbolici e sensoriali, che quindi ritornano nel sogno in una ricorrenza di rimandi a specchio)

B) Condensazione e spostamento
Sia in termini spaziali che temporali nel sognare si verificano 2 processi:

CONDENSAZIONE: Vari elementi che si ritrovano in uno
(es. coltello-specchio-chiave nel film di Deren, oppure un personaggio che in realtà si riferisce ad un’altra persona)
Corrisponde alla METAFORA
Es. "nido d0amore": nideo= metafora di piacere, protezione ecc.

SPOSTAMENTO: Un elemento spostato su un’altra cosa
(es. aggressività spostata su un oggetto o su una terza persona)
Corrisponde alla METONIMIA
Una parte per il tutto
Es. “Marta è una bionda”: il colore dei capelli è solo una delle caratteristiche di Marta, ma è usata per riferirsi a tutta la persona

TEORIA DELLA FASE DELLO SPECCHIO DI LACAN
La soggettività non è solamente collegabile a un’esperienza interiore del soggetto o alla sua entità corporea e genetica, ma si costituisce anche fuori dal soggetto. L’identità è tanto una funzione interna che esterna all’individuo. Ci sono due momenti fondamentali che riguardano la funzione esterna e che determinano la soggettività dell’individuo:
1) lo sguardo dell’altro (la madre, il suo sorriso = affetto, rassicurazione, comunicazione con l’altro. È essenziale per la considerazione e la fiducia in sé che il bambino svilupperà crescendo, ma anche per l’adulto lo sguardo, il sorriso, il riconoscimento dell’altro è fondamentale. L’uomo è l’unico essere umano che produce la funzione chiamata sorriso con i muscoli facciali. Es. nel film la donna vede se stessa solo ponendosi al di fuori di sé, come osservatrice, come se fosse un’altra persona)
2) vedersi allo specchio (a circa 6 mesi il bambino ha per la prima volta una percezione unitaria di sé guardandosi allo specchio ed essendo in grado di riconoscersi grazie a un’immagine riflessa, altrimenti non si riconoscerebbe come un’unità. Es. vedi nel film l’inizio presenta solo un’ombra e un corpo frammentato che gradualmente si delinea)

Maya Deren
Film-maker newyorkese attiva dal ’43 al ’50.
Deren ha fatto solo pochi film, lavorando in grande isolamento, fuori dai circuiti dell’emergente industria del cinema hollywoodiano.

Meshes of the Afternoon (N.B. mesh= network, net, web, entanglement)
Cortometraggio del ’43, girato a Los Angeles, durata: 15 min. Muto.
Tema: rapporto tra realtà, sogno e finzione cinematografica. Ma si tratta preminentemente di un film sul cinema.

Tanto a livello di struttura che di contenuto vi è un sovrapporsi e un intersecarsi dell’elemento simbolico (specchio), strutturale (cinema), tematico-narrativo (sogno) che portano in una direzione di DISTANZA dal sé, cioè vedere se stessi da un punto di vista altro attraverso una proiezione fuori dal sé. Vi è un continuo gioco tra questi diversi piani e una CICLICITA’, una RICORRENZA fatta di continui rimandi a scene e a oggetti seppure con differenze, alternata a interruzioni brusche (tipiche degli incubi) nella creazione di una distanza potenzialmente infinita, in un intersecarsi di piani temporali che non si raggiungono mai del tutto in una creazione multipla di distanze, perché dato un piano vi si può costruire sopra un meta-livello e così via in un infinito gioco di specchi (vedi i frammenti dello specchio, la lama del coltello, la faccia dell’altro che sei tu). La continua reversibilità tra il prima e il dopo determina naturalmente anche una reversibilità dei rapporti tra causa ed effetto per cui la struttura narrativa non segue un tempo lineare, ma onirico e psicologico riferito alla molteplicità dell’esperienza.

SULLA DISTANZA DAL SE’
Questo concetto si può applicare a diverse riflessioni di carattere generale sull’arte, sulla cultura e su atteggiamenti come il razzismo, purtroppo ancora attuali ai giorni nostri.
ARTE - L’operazione artistica funziona con questa stessa creazione di distanza tra il pensare una cosa e portare avanti un conseguente progetto e interagire con gli altri. Fare le cose creando uno spazio critico, una distanza che ti pone in due posti contemporaneamente, dentro il tuo progetto e fuori. Riesci a farlo solo se hai la possibilità di una sponda: nelle relazioni e situazioni riesci a vedere una cosa solo se ti metti nei panni di qualcun altro. Riesci a farlo solo se hai una dimensione affettiva: se provi affetto per qualcuno riesci più facilmente a metterti nei suoi panni, poi fondamentale è la fiducia. L’affetto quindi è anche un canale che ti porta a distanza da te. È il movimento che fa l’artista rispetto a cose qualunque. Significa saper osservare da fuori (da un lato essere convinti, dall’altro saper smontare criticamente un proprio lavoro, vedere i limiti). La distanza critica non è indifferenza, anzi è il contrario. È una tensione interiore che si crea sfidando la propria intenzione: da un lato la si potenzia al massimo, dall’altro la si critica per potenziarla ancora di più (in questo somiglia al gioco di coppia). Parlare di sé è già creare questa distanza.
CULTURA – di base c’è l’idea sbagliata di definire l’identità come una cosa conchiusa, ma in realtà l’identità dipende strutturalmente dal suo opposto. La cultura non può essere definita in termini culturali e genetici, ma si può definire solo in base all’altro da sé. Per questa ragione la reazione razzista è fobica perché si ha paura di ammettere che l’altro è essenziale per la definizione della propria identità, è necessario che ci sia ma nello stesso tempo disloca.

Differenze tra il linguaggio cinematografico di Bergman e di Deren
In Bergman la presenza di una voce narrante si accompagna a una narrazione che si snoda secondo un tempo cronologico lineare che pone lo spettatore al di fuori della narrazione in un ruolo passivo di osservatore esterno, testimone di una finzione facilmente comprensibile. Deren invece, proponendo una sovrapposizione e una compenetrazione di diversi piani (sogno, finzione cinematografica, realtà), non solo mette in discussione la differenza tra il piano del sogno e il piano della realtà, ma mette anche in discussione il linguaggio filmico stesso, rendendolo di fatto più vicino alla densità della realtà psicologica dello spettatore e paradossalmente per questo da lui non immediatamente decifrabile (si è rivelata preziosa una seconda visione del film). Lo spettatore nel suo interrogarsi sui significati di questo narrare attraverso piani sovrapposti si fa osservatore attivo, interno al film.

sabato 21 novembre 2009

Lezioni del 10 e del 12 ottobre. sintesi dei progetti. parte 1

Maria Elena> il progetto si svolge attorno al concetto di attesa e prende ispirazione dall'esperienza del terremoto a L'Aquila. L'opera prevede la costruzione di un cubo avvolto da una rete metallica e si propone di conferire al fruitore un'esperienza di protezione e allo stesso tempo di disagio.


Chiara G. > il progetto coinvolge gli studenti del corso e sarà anticipato da una pre-mostra. Per questo motivo non è possibile sapere ancora i dettagli dell'opera.


Valentina R. > il progetto si propone di cambiare il tempo di un libro. Partendo dal tema della biblioteca e dall'analisi di due libri in particolare (Factotum di Bukowski e Oggi è un altro giorno Jessica di Angelo Pietrosino) l'opera prevede una sorta di compenetrazione dei due testi che si realizza con la riscrittura del libro di Bukowski nel quale tutti i nomi delle prostitute saranno scambiati con quelli di Jessica.


Lorenzo > il progetto prevede la costruzione di un orologio da parete in cui la lancetta dell'ora impieghi ottantacinque anni a compiere un giro intero. Gli ottantacinque anni rappresentano l'aspettativa di vita di Lorenzo. L'orologio rappresenta lo scorrere della sua vita che incomincia a mezzogiorno e si conclude a mezzanotte.


Andrea > il progetto prevede una video-installazione in cui due differenti video (della medesima durata) proiettino a metà del loro percorso la stessa immagine.


Leonardo, Enrico, Letizia, MariaIda, Aurora, Chiara > il progetto si fonda sulla volontà di svolgere un'intervista al filosofo Giorgio Agamben sul tema della non linearità del tempo.


Violette > il progetto prevede un'installazione al buio su una zattera. Gli spettatori salgono uno alla volta e rimangono per un tempo a loro scelta. Il buio amplifica i sensi creando nel visitatore una sorta di disorientamento spazio-temporale.


Manuela > il progetto consiste in una performance nella quale Manuela riscriverà una tela dell'artista Roman Opalka, trasformando le cifre in lettere. La performance vuole essere un omaggio all'artista polacco e si propone di fornire una lettura della spazializzazione del tempo.


Antonella > il progetto si svolge attorno al tema del racconto e in modo particolare attorno al racconto del viaggio di nozze, tappa fondamentale nella vita di una donna. Alcuni racconti sono registrati e riscritti successivamente sulla carta velina o sulla carta carbone tramite l'utilizzo della macchina da scrivere.


Claudia > il progetto consiste in una performance fortemente legata alla tecnica del ricamo e al tema del limbo della conoscenza. Claudia durante il giorno ricamerà su una tela per poi disfarla di notte.


Claudia> il progetto nasce da una riflessione sull'ora ambigua e sul fuso orario e si concretizza in una serie di fotogrammi scattati ogni ora nelle diverse parti del mondo tra il 24 e il 26 ottobre del 2009, sfruttando il passaggio da ora legale ad ora solare.


Jacopo > il progetto si propone di mettere in relazione le tematiche dell'arte contemporanea e del lavoro. Sostanzialmente Jacopo si propone come "artista alla pari".


Roberto > il progetto consiste in una performance nella quale Roberto si asterrà per 45 giorni dal parlar male di chiunque riversando su carta tutte le cose negative che avrebbe detto e riscrivendole ogni volta a partire dalla prima.


Samuele > il progetto prevede un'installazione 3d che ha come tema principale l'incontro/scontro tra natura tecnologica e tecnologia naturale e tra il 3d e l'energia solare. Il progetto si concretizza in un'animazione di durata indeterminata che dipende dal sorgere del sole, momento in cui si concluderà il video.


Laura, Paola > il progetto è di natura curatoriale e si propone di aprire una riflessione sul concetto di contemporaneità e sull'essere contemporanei partendo dagli scritti del filosofo Giorgio Agamben. Parallelamente Laura e Paola lavorano e analizzano i progetti degli altri studenti del corso riscontrando affinità e differenze.


Nicolas > il progetto consiste nella costruzione di un' installazione in cui entrino in relazione il tempo sonoro dell'ambiente e il tempo individuale dello spettatore tramite la modulazione delle frequenze e delle intensità.


Andrea > il progetto nasce dall'idea di costruire un orologio a tendina nella stazione di Venezia che possa contare il tempo di un altro pianeta creando disorientamento nei passanti.


Valeria, Michela, Stefania > il progetto è di natura curatoriale e si propone di aprire una riflessione sui tempi del museo, sul tempo della mostra e sul tempo dell' opera, compiendo un' analisi approfondita su tre musei italiani.


Giulia > il progetto consiste in un' animazione basata sul concetto di anti-narrazione e cerca di rappresentare visualmente la compresenza tra passato, presente e futuro. Il soggetto è un brodetto primordiale in cui si alternano immagini naturali ed immagini umane.


Alessio, Valerio > il progetto consiste in un' installazione interattiva al buio. All' interno di essa ci sono due schermi: in uno è visualizzato un serpente che si mangia la coda (rappresentazione del tempo ciclico), mentre nell'altro c'è un serpente che si trasforma a seconda delle interferenze che avvengono all' interno dell'installazione stessa.


Nicola > il progetto nasce da una riflessione sull' archivio della memoria. Concretamente Nicola farà un salvataggio reiterato di alcune immagini di natura familiare. Questa ripetizione causerà una perdita di informazioni dell' immagine provocandone una progressiva cancellazione. In questo modo il potere decisionale sul prodotto finale è drasticamente ridotto.


Chiara, Francesco, Camilla > il progetto nasce a seguito di una riflessione sugli oggetti d' uso quotidiano. La volontà è quella di distruggere il flusso di questi oggetti e di trasformarli in soggetti, tramite una perdita volontaria.


Suambra > il progetto coinvolgerà la classe e nasce da una riflessione sull' attesa e sulle sale d'attesa, nelle quali Suambra ha raccolto diverse suggestioni.


Roberta > il progetto nasce da una ricerca sul limite tra curatela e prodotto artistico. Il tema è quello dell'anzianità e Roberta è interessata a coinvolgere degli studenti dell' Università della Terza Età a seguire delle lezioni sull' arte contemporanea e a partecipare a delle visite guidate.


Maria Elena > il progetto si svolge attorno al tema dei "fantasmi del vivente", ossia dei fantasmi di persone che vivono. Concretamente Maria Elena analizza immagini di vecchi filmati e lavora su una tecnica fotografica che parte dai negativi (cianotipo).


Nico > il progetto si sviluppa attorno ai concetti di "tempo filmico" e "spessore filmico" e probabilmente andrà a coinvolgere la classe.


Myriam > il progetto si fonda sul tempo della condivisione ed ha un approccio collettivo. Sostanzialmente prevede un' installazione (alla quale il pubblico è invitato a partecipare) con carte di caramelle e caramelle succhiate.


Riccardo > il progetto è di natura fotografica e lavora sul concetto dell'imprevisto e dell'errore tramite l'utilizzo di rullini scaduti e multiesposizioni.


Elisa > il progetto nasce da una riflessione sul "far niente" e sul rimandare le cose e per questo motivo non ha ancora una dimensione concreta.


Giovanni > il progetto ha come obiettivo quello di organizzare un festa fuori dal suo tempo originale. L' idea è quella di dar vita ad un Natale anticipato o posticipato, con la partecipazione di anziani e veneziani.


Valentina > il progetto nasce da una riflessione sull'opera come regalo e ha come obiettivo principale quello di creare una rete di relazioni.


Enrico > il progetto parte da un ragionamento sulla memoria ma è concretamente ancora da definire.


Ho provato nei migliore dei modi a trascrivere la sintesi dei progetti. Mi scuso con i diretti interessati per eventuali lacune ed errori.

Roberto F.

venerdì 20 novembre 2009

Creare il desiderio in base delle idee

Si è vivacemente discusso sull'opera "The End" di Ragnar Kjartansson, l'artista che ha rappresentato l'Islanda alla 53° Biennale di Venezia. La mostra presenta tre componenti: un'installazione, una performance (che si svolgerà durante tutta la durata della Biennale) e delle proiezioni video.
Kjartansson ha creato una sorta di atelier d'arte in cui ogni giorno nasce un nuovo quadro che raffigura sempre lo stesso modello. I visitatori possono così osservare la spontanea crescita della produzione dei quadri ed anche il cambiamento inafferrabile dello spazio stesso. L'idea della progressiva crescita dell'opera è centrale: i primi spettatori non poterono 'coglierla' come gli ultimi, perchè ne videro solo un inizio. L'artista ha volutamente allargato la prospettiva che l'opera d'arte includerebbe. Mentre aumentano i quadri, aumenta anche la quantità delle bottiglie di birra sul pavimento, i tubi di colori utilizzati, l'odore della trementina, etc. Tutto l'inseme presenta una compatta coerenza.
A questa metodologia piuttosto aperta si contrappongono la completezza formale e la sinteticità dei quattro video. I due protagonisti musicisti (uno dei quali l'artista stesso) suonano i diversi strumenti nei posti più insoliti: il pianoforte viene ad esempio suonato su una montagna completamente bianca, oppure, semplicemente, si fischia sotto l'albero coperto di neve.. Tutti i quattro video creano un' unica melodia diligentemente programmata in ogni sua
componente.

Le riflessioni sono partite dal fatto che l'opera stessa, per lo meno l'atelier d'arte, presenta allo spettatore un’attesa che rimarrà per sempre incompiuta. Si coglie dell'opera un momento preciso, che richiede un ulteriore completamento. Utilizzando il concetto di allargamento, la pittura è stata utilizzata come pure mezzo artistico e non come punto d'arrivo, come da tradizione. Senza opporsi, senza antagonismi verso la pittura, Kjartansson è riuscito a liberarla dalla condizione di opera d'arte "finita" riducendola a puro mezzo. Facendo questo l’artista si trova in una doppia situazione: fare pittura quasi come non facendola. Dipingere pensando alla pittura creata e nello stesso tempo guardarsi da fuori come se si fosse un estraneo. Essere se stessi e contemporaneamente non esserlo. Creare un dentro ed un fuori. Questa preformance pittorica porta in sè un' incompiutezza che non cessa mai. La metodologia voluta è quella di creare un proseguimento che potrebbe continuare successivamente. L'opera ritorna se lasciata aperta. E' l'inizio di una fine che non si compierà mai. Questo processo crea una condizione di serialità, sollevando la problematica di come un’opera di tal tipo potrebbe essere venduta nel mercato dell’arte. Kjartansson non concepisce i quadri prodotti come merce ma li prende piuttosto come un'esperienza. Di conseguenza allora, sarebbe forse possibile proporre lo stesso prezzo per i quadri e le lattine, considerandoli entrambi parti costitutive della stessa esperienza? Il fatto di vendere potrebbe forse diventare uno strumento d'indagine se lo mettessimo in un discorso critico (lattina=quadro)? Per abitudine si considera la vendita obiettivo principale. Kjartansson ha dunque messo in evidenza il pregiudizio che il fine sia il commercio, che l’opera prodotta trovi il suo compimento solo nel momento della sua vendita. La commerciabilità dell'opera non è uno strumento puramente negativo, ma lo diventa quando si fa obiettivo di base.


N.Vasiljevic

martedì 10 novembre 2009

Agamben, che cos'è il contemporaneo

Ciao a tutti!
Vi metto il testo di Agamben sul contemporaneo in jpg, ho iniziato a caricare dall'ultima pagina!
A giovedì
paola


Agamben, che cos'è il contemporaneo





Agamben, Che cos'è il contemporaneo

Ciao!vi metto in jpg il testo di Agamben sul contemporaneo!
Ciao
Paola





Testi

Testi da leggere:

Testo del curatore Okwui Enwezor: http://dl.dropbox.com/u/891695/Okwui.Artforum.doc

Daniel Birnbaum, Cronologia

Antonio Negri e Michael Hardt, testo uscito su Artforum, Ott 09
http://www.youtube.com/watch?v=4iLkZMCZNmc

so che è fuori tempo massimo, ma me l'hanno linkato 5 minuti fa e mi ha fatto venire in mente la valleé!
iacopo

Playlist scelta fino adesso





Mark Lewis - Dawn and Dusk (2008)


Radiohead - Street Sprit























Sigur Ros - Hoppípolla





Lucy Tzac Tzac






http://www.youtube.com/watch?v=SRS-XNTVusI

DA confermare:
Four Tet



Copy Shop



Space Odissey









http://www.youtube.com/watch?v=Bl-vtVuimZo

venerdì 6 novembre 2009

Progetto per il corso

Ciao,
questo è il progetto per la mostra di fine corso: se avete voglia di partecipare mandatemi una mail a ornaghiland@hotmail.it
oppure chiedetemelo di persona.
Grazie!




Valentina Ornaghi & Claudio Prestinari


La proposta che facciamo è strettamente legata al concetto di opera regalo.
L’opera si stratifica in divenire mutando di mano in mano.
Ci recheremo a casa di chi ci inviterà per donare un nostro lavoro, in partenza sarà una fotografia che ritrae il momento in cui, nel settembre 2009 a Skopje, abbiamo regalato, per caso, una parte di un’opera a dei bambini che la desideravano.
Catturare il momento in cui il destinatario riceve il regalo diviene la nuova opera da regalare. Lo scambio è duplice: in cambio di un’opera viene donato del tempo, a partire da un’ora. Questo tempo è necessario a sviluppare il prossimo lavoro, prendendo ispirazione dalle relazioni che si creano e dall’esperienza che si verifica con gli ospitanti, anche tenendo conto di eventuali collaborazioni.
Il tipo di documentazione può cambiare di volta in volta: una nuova fotografia, un video, un testo scritto ecc. in un continuo rimando, una sorta di catena, di albero genealogico. Ogni opera è riproducibile tante volte quante le persone che la richiedono in regalo.