...come grande celebratore del caos, della dispersione, e del tempo che non può essere misurato in modo lineare, consequenziale.
Artisti che lavorano con l'archivio dell'arte e che basano il loro fare su qualcosa di precedente riattualizzando dei gesti artistici, e delle forme artistiche con un distacco cronologico. Lavoro nel campo dell'appropriazione: Sherrie Levine. After Walker Evans, (ha rifotografato la foto di Walker Evans: con questo gesto annulla il tempo, chi non ); Fountain after Duchamp, (rifatto l'oggetto di Duchamp in oro e argento). Non lavora solo nell'archivio ma anche negli oggetti. Levine trasformando l'oggetto in un materiale molto prezioso sta capovolgendo il gesto di Duchamp, che originariamente si basava su un oggetto industriale.
Bruce Nauman, The artist as a Fontaine.
Lavoro sulla memoria e sull'archivio dell'arte e come riattualizzare continuamente delle opere.
Jeff Wall, in Picture for Women, 1979, lo fa vedere in modo esemplare, fa vedere il gioco con lo specchio riproponendo il sistema creato da Manet nel 1882 per creare profondità. Strategie che Velazquez usa nelle Meninas.
Passando dall'artista che in modo più o meno diretto lavora sull'archivio della storia dell'arte per iniziare a lavorare nel massimo esempio di catalogazione del sapere che è il dizionario. L'archivio dove cè la massima catalogazine ma anche una grande dispersione può essere l'enciclopedia o il dizionario. E viene in mente Joseph Kosuth, che lavora spesso sulla creazione di tautologie. Una parola del dizionario che definisce se stessa: l'idea.
Una e tre sedie: l'artista che lavora sul modo di archiviare il sapere e il diverso modo di relazionarsi alla memoria, e all'oggetto. L'opera vuole essere mostrata ogni volta nuova, la foto deve essere distrutta e rifatta ad ogni nuova mostra.
Douglas Huebler (1924 – 1977). ha lavorato spesso sull'idea di variazioni minime di immagini, giocando sul segreto, su ciò che si sa e su ciò che non si sa. Foto di persone che io non so chi sono, che mi fanno pensare a qualcuno che voi non sapete chi è; sull'idea di ricerca senza sapere bene cosa trova e senza far capire bene all'altro che cosa sta guardando. Muovendosi in questa ambiguità di una creazione di spazio sospeso in cui non si riesce mai a capire che tipo di ricerche sta praticando l'artista e dove vuole arrivare.
Diluizione di tempo, di sapere, di referenze tra immagine, abbiamo a posteriori altri artisti che continuano le loro ricerche nello stesso campo, creando delle immagini che sono facilmente riconoscibili.
Pierre Bismuth, galleria Sonia Rosso. Lavora con l'immaginario popolare, colettivo, come determinate creazioni sono appropriate e assimilate. The jungle Book. Lavorando sull'idea dell'archivio ha preso tutte le versioni possibili del jungle book della walt dysney, ha scelto la migliore interpretazione di voce per ognuno dei personaggi, e ha creato un nuovo film, in cui ogni personaggio parlava in una lingua diversa. Analisi della cultura popolare visuale.
Figure di neoconcettuali; Pierre, fa omaggio a Douglas, usando pubblicità di giornali.
Pino Pascali, il mare 1967. Patrizio di Massimo: pelo e contropelo. Ha utilizzato il formato video e documentario per documentare che ruolo ha avuto la figura di Pino Pascali. Di come utilizzare il medio del video per creare un lavoro artistico attraverso il documentario.
L'annullazione delle differenze del tempo, la diluizione. Un campione dell'impossibilità dentro uno spazio artistico. Creazione di un'evocazione.
Simon Starling, Franco Noero, Flagra, mostra sulla macchina; il catalogo era la riproposizione del manuale della macchina con modifiche da parte dell'artista.
La creazione di un opera in cui diversi tempi sono messi insieme, anche se questo non è il tema centrale dell'opera; l'artista fa un viaggio e va da una parte all'altra, per cambiare questa automobile, e per permettere una riattualizzazione di questa automobile. L'oggetto diventa la materia prima per la produzione di un archivio sulla storia dell'oggetto.
Uklanski Piotr. Raccolta di attori che nella storia del cinema che hanno interpretato il ruolo di un generale o personaggio Nazi. Lavora tantissimo sulla cultura popolare, usando gli stessi medium della cultura popolare. Crea questo micro archivio di un elemento totalmente non reale che è quello della messa in scena di un personaggio che però appartiene ad un passato recente della storia europea; un archivio per riflettere su un clichè dell'immaginario popolare.
Jonathan Monk. Neo concettuale; lui però molto spesso lavora non sulla creazione di idee, ma rifacendo operazioni concettuali ripartendo da operazioni concettuali previamente fatte. Prende ispirazione da operazioni concettuali già fatte, o idee concettuali.
Lui è andato in Afganistan a cercare informazioni sulla casa di Boetti; ha fatto poi una mostra a Roma con tutti i documenti che è riuscito a portare da questo viaggio.
Jonathan Monk e Sol Le Witt; prende il cubo incompleto e lo modifica; però funziona solo tra quei quattro gatti che conoscono la storia dell'arte.
Lui ha creato una serie di appuntamenti, con un luogo specifico, un'ora e una data; giocando con la possibilità evocativa dell'arte, e la possibilità di creare qualcosa che si estendeva e aveva un esistenza e si estendeva oltre il livello di spazio e di tempo rispetto a quello che era stata costituita. Lasciando nell'aria un invito, e una domanda: ci sarà qualcuno? Un appuntamento senza nessuno scopo definito.
Lavoro sull'idea di archivio più didascalico e diretto come l'artista inglese 1978 Jamie Shovlin. Presenta un enorme archivio di un gruppo musicale underground di Berlino anni 70, i LustFaust; presenta tutto quello che lui ha trovato di questo gruppo. Un gruppo di cui nessuno aveva mai sentito parlare. Quello che c'era dietro era la costruzione di un enorme finzione. Ha dimostrato la possibilità dell'artista di lavorare sul limite tra finzione e realtà, creando della memoria.
Questo gruppo è diventato reale, ha preso forma, ed ha partecipato ad Artissima, uno del gruppo era proprio l'artista.
Ha creato anche un enorme archivio di una bambina, Naomi W. Relish, che in teoria era scomparsa, aveva creato un enorme muro, un enorme archivio, messo come i teenagers al muro, lavorando sulla costruzione di una memoria inesistente, e su un tempo che era molto indefinibile. Non si capiva che tipo di personaggio c'era dietro. Questa bambina non è mai esistita e ovviamente non è mai scomparsa. Ha creato un sito web di questa bambina, con tutto raccolto, di questa bambina mai esistita. Tutti elementi che contengono in sé tutta la possibilità di esistenza, vivono in latenza, virtuali, nella frontiera tra finzione e realtà.
Ibrido tra artista e curatore che utilizza le metodologie dell'archivistica, c'è Olaf Nicolai, fratello di Caster Nicolai. A Roma nel 2007, ha lavorato su l'archivio di una figura di Maria Colao, che aveva la galleria Primo Piano. Ella aveva un archivio impressionante di opere e di artisti. Olaf ha deciso di catalogare tutta la sua biblioteca, creando un enorme archivio. Lui ha fatto un corso per diventare bibliotecario, poi ha celebrato la questione dentro la casa museo dello storico dell'arte con degli interventi minimi; ha inserito immagini che sono molto diluite con lo spazio, non sono shoccanti. Le immagini sono immagini tratte da libri che lui ha trovato, o immagini di lettere della gallerista con altre persone.
Toute la mémoire du monde, un film documentario di Alain Resnais, sull'archivio che tende alla perdita. Il percorso di un libro che fa da quando arriva a quando viene ad essere catalogato...
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