Promemoria lezione di giovedì 2/10. Laboratorio Cesare Pietroiusti
Il nostro incontro si è aperto con l’introduzione del testo di Theodor W. Adorno (Scuola di Francoforte) “Il carattere di feticcio della musica e la regressione nell’ascolto” (1938). Esso, in continuità e corrispondenza teorica con un altro scritto più tardivo “La società dello spettacolo”di Deborg, ha costituito il punto di partenza e la piattaforma per le nostre riflessioni sul tema.
All’interno della dialettica tra il “capire” e il “non capire” le tesi introdotte dal testo di Adorno appaiono illuminanti. Adorno infatti, trattando della degenerazione musicale delle masse, sostiene che tutto ciò che appare immediatamente comprensibile è quasi sempre falso; ciò accade in quanto si tende a considerare il livello superficiale della realtà generalmente più complessa e fatta di relazioni sommerse, con un operazione che è di isolamento di una singola porzione, di “apparente” comprensione di un frammento melodico (in ambito musicale). Approfondendo, se si tenta di scoprire perché possa piacere o dispiacere una canzonetta di successo, si può notare che il suo valore di merce di scambio prende il posto del valore effettivo: il fatto che piaccia è quasi equivalente al fatto che la si sappia riconoscere. A tutto ciò sono ovviamente sottesi processi di alienazione comuni alle società capitaliste, all’incapacità d’espressione dell’uomo che abita tali contesti e che è da considerarsi vittima di meccanismi simili: l’appropriazione delle merci equivale all’appropriazione del frammento melodico dunque alla sua comprensione. Quindi il processo di alienazione sembra consistere nel confinare le cose della realtà soffermandosi sull’apparenza, su un livello superficiale, invece che indagare livelli più profondi, le relazioni che le cose medesime intrattengono con tutto ciò che sta attorno in questo caso rapporti di produzione non dichiarati. È evidente come questa tesi rientri in categorie di pensiero d’impronta marxista, lo stesso può dirsi facendo un parallelismo, delle argomentazioni introdotte da Deborg nella sua “Società dello spettacolo”. La teoria di Adorno applicata alla musica trova infatti una corrispondenza in quella di Deborg riferita alla società odierna come spettacolo inteso non come un insieme di immagini ma come rapporto sociale tra le persone, mediato dalle immagini. Pure questa volta quella che non si coglie è la verità la quale risiede in uno stadio più profondo retto da dinamiche nascoste, da relazioni sociali tra individui. Pertinente a riguardo l’insegnamento di John Cage che in un intervista parla del suo modo di intendere la musica, fa riferimento piuttosto a “the sound” esplorato in tutte le sue manifestazioni e potenzialità: egli sente che quello del traffico è “active”, azione. L’opera di Cage esprime la consapevolezza di considerare la realtà, quella dei suoni in questo caso, nella sua complessità e ricchezza, interamente senza tentare di isolarne frammenti. Per fare ciò bisogna tener conto della reciproca influenza che “testo” e “contesto” operano costantemente, senza che uno possa prescindere dall’altro. Esemplare l’esecuzione di 4.33’, composta da John Cage e concepita come una performance che riconosce il “silenzio”non come privazione piuttosto come arricchimento, ciò che appare “vuoto” come in realtà pieno.
Infine pure in questo caso appare palese il richiamo alla teoria di Adorno.
Questi i concetti chiave estrapolati dalla lettura del testo preso in considerazione insieme alle considerazioni sorte.
giovedì 9 ottobre 2008
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1 commento:
Uau!
adesso anch'io studio...troppo interessante e sconosciuto per me!
;)
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